Come in molti altri paesi, in Ucraina sono numerose le persone che non accettano chiunque abbracci una vita sessuale diversa da quella definita come giusta e normale, promulgata dalla società più tradizionale e dalla Chiesa ortodossa. La lotta per i diritti LGBTQ+ rimane, infatti, un tema divisivo per la società ucraina, tendente non solo a ricevere meno attenzione mediatica rispetto agli altri paesi dell’est Europa, ma anche a essere dipinta (almeno dall’Occidente) come una realtà prettamente conservatrice e di stampo omofobo-sovietico, ancora lontana da quei valori tanto cari agli altri europei.

Ma è davvero così? Secondo un recente sondaggio condotto dal gruppo sociologico Rating, il 47% degli intervistati ha dichiarato di avere un atteggiamento negativo nei confronti della comunità LGBTQ+. Le persone più tolleranti al riguardo sono le ragazze di età compresa tra 16 e 24 anni. Ma, allora, è possibile vivere serenamente e liberamente la propria sessualità in questo paese? La domanda me la sono posta (e continuo a pormela) molto spesso; e la risposta, purtroppo, non è delle più rosee: «No!». O perlomeno è molto, molto difficile.

Nonostante l’introduzione nel 2015 – in seguito alla proteste di Maidan per la Rivoluzione della Dignità – di una legge contro qualsiasi tipo di discriminazione e i lievi miglioramenti riscontrati negli ultimi anni, essere queer in Ucraina non è una passeggiata: la quotidianità di una persona non eterosessuale è messa a dura prova. Le marce dell’orgoglio attirano regolarmente contro-proteste da parte di attivisti religiosi e di estrema destra; un esempio eclatante è stato quello del Pride di Kiev del 2015, interrotto da attacchi piuttosto violenti e che ha visto l’intervento delle forze di polizia per mantenere l’ordine e proteggere i partecipanti.

Kiev Pride 2019

Eppure la situazione sta migliorando e la società si sta lentamente aprendo alla diversità. Lo scorso 19 settembre, circa 7000 sostenitori dei diritti LGBTQ+ hanno marciato pacificamente nella capitale in quello che è stato il decimo Pride di Kiev. Una marcia pacifica che, a differenza delle precedenti sfilate, ha registrato solo una manciata di provocazioni minori. Cosa ancora più importante, per la prima volta in dieci anni, gli organizzatori della marcia hanno apertamente richiesto al governo ucraino di adottare un disegno di legge per combattere la discriminazione e creare una procedura per ritenere legalmente responsabili le persone che commettono crimini motivati da omofobia, transfobia e altre forme di intolleranza. Hanno anche chiesto di intensificare gli sforzi per riconoscere le unioni civili tra coppie dello stesso genere in Ucraina e sensibilizzare il sistema sanitario del paese sulla salute mentale, sessuale e riproduttiva delle persone appartenenti alla comunità.

A sfilare a capo di una di queste organizzazioni c’era anche Viktor Pylypenko, 34enne ucraino che ha fatto coming out nel 2018 e, da allora, è diventato un modello per dozzine di veterani di guerra LGBTQ+. Pylypenko ha infatti trascorso quasi due anni (dal 2014 al 2016) in prima linea combattendo con le forze armate di Kiev contro i separatisti sostenuti dalla Russia nell’Ucraina orientale, in un conflitto armato che dura da ormai sette anni. Questo ragazzo crea un legame diretto tra il suo orientamento sessuale e la causa per la quale dice di combattere: un’Ucraina libera e sovrana in cui tutti godono di uguali diritti. Vincerà questa battaglia?

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