Almeno a partire dagli anni Settanta, una delle risposte più gettonate da bambini e bambine alla fatidica domanda «E tu, cosa vuoi fare da grande?» è: l’astronauta.

Il sogno dell’esplorazione oltre ogni confine esercita un intramontabile grande fascino. Lasciare la Terra ed esplorare lo spazio ha da sempre un grande significato simbolico per gli esseri umani e nel secolo scorso la fantascienza si è trasformata in realtà con le prime missioni spaziali e la corsa che ne è seguita.

Non a caso, quindi, l’astronauta si presta perfettamente ad essere l’emblema della realizzazione delle proprie aspirazioni e ambizioni. Il lavoro dei sogni.

Come tutti i sogni, però, anche e soprattutto quello di lavorare nello spazio non è accessibile a chiunque e il divario di genere nel settore è ancora molto ampio. Dai tempi della prima passeggiata spaziale, soltanto l’11% delle persone che hanno viaggiato nello spazio sono donne.

Il dato non stupisce e solleva il tema più ampio della scarsa presenza di donne nelle discipline STEM, anche se è proprio nell’ambito dell’astronomia che troviamo, nel Regno Unito del Settecento, una delle prime donne ad aver ottenuto un lavoro in ambito scientifico. Si tratta di Caroline Herschel, astronoma a cui si devono importanti scoperte sulle comete e che lavora alla corte di re Giorgio III come assistente del fratello William, anche lui astronomo.

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Nonostante l’incoraggiante precedente, la storia delle donne nello spazio prosegue costellata da una serie di episodi di sessismo che riflettono in modo chiaro le discriminazioni di genere nel settore.

Tra quelli più conosciuti c’è quello che coinvolse Sally Ride, la prima donna statunitense a partecipare a una missione spaziale e seconda donna ad andare nello spazio – la prima era stata la russa Valentina Tereskova, nel 1963.

Come racconta in un’intervista del 2002, per una missione di sei giorni i suoi colleghi le procurarono 100 assorbenti e alla vigilia della partenza le chiesero se fossero sufficienti. E quando Ride fece notare che il numero era eccessivo, la risposta che ricevette fu «Well, we want to be safe.» («Beh, vogliamo essere al sicuro»).

L’episodio è diventato celebre grazie a una canzone della stand up comedian Marcia Belsky, che fa notare come le «migliori menti della nazione, letteralmente astrofisici» avevano dimostrato di non avere alcuna idea di come funzionassero le mestruazioni, non coinvolgendo neanche la diretta interessata nella decisione.

Sempre Ride racconta: «gli ingegneri della NASA, nella loro infinita saggezza, decisero che le astronaute avrebbero voluto dei trucchi, così progettarono un kit per il trucco. Potete immaginare le discussioni tra gli ingegneri rispetto a cosa avrebbe dovuto contenere». Ovviamente il kit non venne mai usato.

Gli episodi di astrosessismo non sono limitati agli scorsi decenni. Nel 2015 a un team di sei cosmonaute russe venne chiesto come avrebbero resistito senza trucco e senza uomini durante la loro missione. Sempre nella stessa occasione, il direttore dell’Institute of Biomedical Problems di Mosca, coinvolto nell’organizzazione della missione, augurò al gruppo di non entrare in conflitto «perché dicono che due casalinghe nella stessa cucina difficilmente riescono ad andare d’accordo».

Nel 2019, invece, la NASA rimandò una missione di astronaute perché non c’erano abbastanza tute spaziali – indumenti tecnologicamente sofisticati e complessi – adatte ai loro corpi.

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La presenza femminile nello spazio è ancora limitata e il gender gap è ampio, ma nel tempo sono stati compiuti alcuni passi in avanti. Attualmente, in Italia l’astronauta più conosciuta è una donna: Samantha Cristoforetti. Si tratta della prima italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e dal 2022 è comandante della Stazione Spaziale Internazionale. Cristoforetti racconta la sua attività di astronauta e divulga conoscenze sulla vita nella stazione spaziale tramite i social, in particolare su TikTok(@astrosamantha).Tuttavia, nonostante la brillante carriera da astronauta, Cristoforetti riceve costantemente attacchi sessisti sul suo aspetto fisico mentre le domande più persistenti a cui continua a essere sottoposta restano molto simili a quelle poste alle sue colleghe di ogni epoca: come fa con la gestione della famiglia e dei figli?

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