di Andrea Pizzamiglio
“Walk walk fashion baby, work it move that bitch crazy” (Lady Gaga, Mother Monster of the Haus of Gaga)
La cultura del Ball è una sottocultura frocia. E negra.
Nasce probabilmente alla fine dell’Ottocento a New York e si sviluppa negli anni Venti: durante questi “Balli di Froci/In maschera” fino anche a 6000 uomini e donne ballavano fra di loro rispettando il codice riconosciuto secondo cui “un maschio balla con una femmina” ma ciascuno sceglieva liberamente il genere a cui appartenere. Organizzati una volta all’anno, includevano una sfilata di travestite e drag queen attraverso la sala dove si svolgeva il ballo.
Negli anni Trenta la repressione della polizia nei confronti dei finocchi non ha fermato questi incontri ma li solo confinati nel Village e ad Harlem. Il ritorno dei soldati dal fronte della seconda guerra mondiale gli ha dato nuova linfa e trasformato le sfilate in gare con dei giudici a votare il miglior travestimento.
Sono le tensioni razziali dei primi anni Sessanta a frammentare la cultura dei Ball, che fino ad allora era stata etnicamente mista. Nello stesso periodo la messa in scena comincia a raggiungere inaudite vette di stravaganza e glamour: Cleopatra arriva su una portantina sorretta da sei schiavi che fanno ondeggiare palme argentate, una drag acceca il pubblico aprendo il soprabito, dietro cui era nascosta una lampada a incandescenza da 2000 watt.
“Vogueing is a challenge dance, instead of fighting you take it out on the dance floor” (Malcom McLaren)
E’ proprio allora che le travestite negre e proletarie cominciano a sentirsi escluse non solo dalle proprie famiglie, ma anche dagli schemi dei leader dei movimenti di liberazione, i cui discorsi machisti sul “vero uomo negro” venivano esaltati dalle gang che proliferavano nei quartieri. Senza un luogo dove andare formano così le proprie bande di mutuo aiuto e supporto, che preferiscono chiamare “Casa”.
E’ nel 1972 che comincia a codificarsi la cultura dei Ball come ancora oggi viene riconosciuta e accettata, con la formazione della prima Casa (House of LaBeija): ispirandosi alle case di moda di cui ammiravano lo stile e il glamour, alcune drag queen negre iniziano a formare Case o Famiglie, guidate da una Madre (e a volte anche da un Padre), all’interno delle quali viene garantita protezione, socializzazione e la buona organizzazione dei balli (sia quelli interni sia quelli a cui la Famiglia avrebbe partecipato).
I Balli diventano così terreno di competizione fra Case attraverso le sfilate (“Walk”): i giudici valutano le abilità nel ballo, i costumi, l’aspetto e il portamento (”attitude”). I partecipanti si vestono secondo la categoria per cui partecipano (sei le principali: Frocie Maschie, Frocie Femmine, Frocie Maschie Travestite, Maschie, Femmine, Maschi e Genitori della Casa), e saranno giudicati anche per la verosimiglianza del travestimento.
“Beauty’s where you find it not just where you bump and grind it soul is in the musical that’s where I feel so beautiful magical, life’s a ball so get up on the dance floor” (Madonna)
Ancora oggi la cultura del Ball resta un fenomeno sotterraneo, frocio e negro: influenzato dall’hip-hop più ai margini contamina quello mainstream con l’ostentazione di un’ipersessualità sopra le righe.
pubblicato sul numero 5 della Falla – maggio 2015
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