LE LESBICHE (NON TROPPO) IMMAGINARIE DELLE APP DI DATING: FACEBOOK DATING E I SALUTI FINALI
Partiamo subito con una notizia terribile: questo che state per leggere sarà l’ultimo Manuale di zoologia fantastica lesbica che leggerete sulle pagine delLa Falla.
No, non abbiamo disinstallato Wapa. Non abbiamo cestinato Tinder. Non ci siamo confuse per il funzionamento poco chiaro di Lex o Taimi.
E no, non ci siamo nemmeno fidanzate.
Semplicemente sul mercato delle app di dating è arrivato un nuovo competitor che, disabilitando la possibilità di fare screenshot e l’impossibilità – o quasi – di creare un profilo fake, ha rovinato il gioco: Facebook Dating è attivo da fine ottobre, da mobile, e ci sta già facendo vedere come ulteriori sforzi di ricerca sul campo saranno vanificati dalla nuova grande idea geniale di Zuckie.
Ci sono poche cose che ci rincuorano e che ci dicono che il cambiamento non sarà totale: le solari sono ancora tutte là, solo che su Facebook Dating invece di chiamarsi “Fragolina99” possiamo vederle con nome e cognome. Ma non screenshottarle, quindi dovrete fidarvi di noi oppure provare questa nuova emozionante feat. di Faccialibro. Mi raccomando, solo su mobile, sia mai che vi sia data l’impossibilità di fotografare il monitor della vostra Amiga500.
Eccoci qua, dunque, a chiudere un format che in due anni ha fatto sognare, tremare e – alla fine possiamo ammetterlo – qualche volta ci ha fatto anche rimorchiare e scopare.
Quindi, per l’ultima volta, ecco le lesbiche fantastiche che abbiamo scovato per voi.
Le prezzemolo
È l’ora di svelare una verità scomoda e che nessuna ha il coraggio di urlare a pieni polmoni: il prezzemolo fa schifo e non serve a niente se non ad alterare il sapore rendendo sgradevole ogni piatto. Come il prezzemolo, questa categoria di lesbica fantastica potrete trovarla ovunque, da Wapa ai gruppi Facebook. Il loro modus operandi è di due tipi: ci sono quelle che partecipano più o meno attivamente alla vita dei gruppi postando anche più volte al giorno selfie di presentazione e quelle che postano quotidianamente lo stesso post con le stesse foto su tutti i gruppi che contengano lesbo-saffo-wapa-lelle nel titolo. Indigeste e invadenti come la mascotte di Gardaland, che chiede di farti un selfie mentre sei in fila per le tazze perché hai paura del Blue Tornado.
Le frettolose, o parli oppure no
Poche cose sono fastidiose come le persone che ti fanno prescia senza alcuna ragione e se lo fanno su Tinder dopo aver appena iniziato a parlare allora proprio non ci siamo. Per la cronaca: se ci leggi stavamo mangiando una nespola. Oppure abbiamo capito male e il suo «O conversi oppure no» faceva parte delle sue fantasie di dominazione? Comme les lapins.
Dicono tutte così
«Sto su Tinder perché ho fatto una scommessa», dice una. «Sono qui per fare un esperimento sociale», dice l’altra. «Sto conducendo una analisi sociologica e culturale sull’utilizzo delle app di incontri», ci diciamo spesso anche noi al dipartimento lesbiche fantastiche. Tutte cazzate e siamo tutte sulle app per lo stesso motivo: vogliamo scopare. Poi magari anche fidanzarci e viverci il nostro e vissero sempre felici e contente, ma soprattutto scopare. Autocritica, ragazze, autocritica.
Eia Eia Alalà
Non diremo altro, se non: perché? Quel ciondolo non lascia adito a dubbi e allora dimmi: perché dovrei matchare con una persona che si sente evidentemente rappresentare dal fascismo e non lo nasconde? «Ora li riconoscete senza dubbio a prima vista, Solamente chi è fascista, c’ha questo ciondolo qui», cantava più o meno Fausto Amodei. No, neanche a testa in giù in posizioni acrobatiche.
Le vip
Non c’è niente che faccia battere il cuore più di trovare la propria eroina su Tinder e vedersi ricambiare il match. Peccato che non sia mai successo, ma non dobbiamo avercela con lei: odiare costa e comunque provateci voi a stare dietro a ogni causa persa. San Giuda Taddeo.
Io, te e Fido
Non ce ne vogliano le amanti degli animali, ma qualcuna ci spieghi il motivo di riempire i vostri profili di cani, gatti, pappagalli e furetti. Siete su una chat di incontri e per quanto possiamo adorare il tuo pastore dei Pirenei, vorremmo vedere la tua faccia prima di chiederti di uscire per un caffè. Caffè al quale sei liberissima di portarlo, sia ben inteso, purché stia fuori dalla camera in caso dovesse esserci un dopo caffè. E ora scendi dalla tastiera, Ingebrigtsen!
Le freudiane: la fase orale. O delle “Belle fiasche”
Dice Wikipedia: «La fase orale è, in psicoanalisi, la prima fase dello sviluppo psicosessuale, in cui il piacere è derivato dalle labbra e dalla bocca, come nell’atto di succhiare al seno della madre». Negli adulti, sempre secondo Wikipedia perché se andiamo a citare altro sulle fasi dello sviluppo di Freud più che un long form questo articolo rischia di diventare davvero il Dsm-5, «Le fissazioni relative a questa fase vengono definite fissazioni orali, e scaturiscono dalla lunghezza più o meno protratta di questo periodo. Si manifestano prevalentemente con un’ossessiva stimolazione della zona orale, comportando l’eccessivo attaccamento dell’adulto ad abitudini che coinvolgono l’utilizzo della bocca (suzione, alimentazione)». Ecco, queste giovanissime pulzelle e la loro ossessione per le tette della direttrice del dipartimento e per il sesso orale ne sono una dimostrazione lampante. Ma ci fermiamo qua, altrimenti poi ci tocca fare autocritica tutte.
Unsolicited boobs show-off
Probabilmente rimaste anche loro nella fase orale sono l’equivalente femminile dei fenomeni che ti mandano il cazzo in chat su Facebook e su Instagram. E così la tua galleria si riempirà di immagini fuori fuoco di tette che tu non hai chiesto, non volevi vedere e comunque no: mandare foto di nudo non richieste è davvero una violenza. Anche su voi stesse.
Dursianamente vostre
Cosa spinge alcune persone a pubblicare foto in cui sono abbracciate a nonne anzianissime o sono intubate in un post operatorio su app e gruppi? Glielo abbiamo chiesto, ma non abbiamo ancora avuto risposta. Barbarella, intanto, si sfrega le mani. Non pubblichiamo le foto, nemmeno censurate, perché non siamo Barbarella.
Fake empowerment bot
Non importa se esistano davvero – spoiler: probabilmente sono solo bot – ma arriveranno con una sfilza di sexy proprio mentre guardandoti allo specchio sei indecisa se dare un nome alle tue zampe di gallina immaginarie o a quel brufolo che le tue amiche chiamano, pensandosi simpatiche, Pimpzilla. Utili bot.
Le rimandate
In geografia, in italiano, in comprensione del testo… Non osiamo immaginare cosa potrebbe succedere se le interrogassimo in fisica quantistica. Si può concedere a una toscana di non conoscere la Maremma? Si può pregare che una che si qualifica come insegnante non lo sia di lettere? La risposta decidetela voi. Per noi sono rimandate a settembre. Di che anno si vedrà.
La lesbica gucciniana
In mezzo a tante citazioni di Alessandra Amoroso, Emma Marrone, Carmen Consoli, Ovidio, Catullo e altre personagge famose alle quali le lesbiche fantastiche non sembrano disposte a rinunciare – ne avevamo parlato qui – una che cita Guccini è balsamo per gli occhi. E se cita una delle canzoni più strazianti sappiamo che comunque il lesbodramma è dietro l’angolo: oh, lesbica gucciniana, vuoi «Aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare, bere, leggere, amare, grattarsi». Se la risposta per il nostro “incontro” sarà no, tranquilla, «Come in un libro scritto male io mi sarò ucciso per natale». Tanto per non farti pressione.
Io, professione mitomane
Visto che siamo in chiusura ecco un capitolo interamente dedicato all’autoincensamento del dipartimento di ricerca delle lesbiche fantastiche. Perché diciamocelo, visto che siamo sfortunate in amore lasciateci almeno i complimenti e una virtuale pacca sulla spalla per tutto quello che abbiamo fatto in questi due anni. Che poi ehi, sentitevi pure libere di continuare ad alimentare il nostro ego.
E con formula di rito: nessuna lesbica è stata maltrattata o sfruttata per la realizzazione di questa ricerca. Inoltre, nessuna lesbica deve essere maltrattata o sfruttata per la realizzazione di alcuna ricerca. Davvero. Lo ripetiamo. Il bullismo, il body shaming, il catfishing, il gaslighting e la prevaricazione non devono e non possono trovare posto tra le righe della satira.
No, nessuna lesbica è stata maltrattata: tranne la sottoscritta che da oggi può smettere di usare il pluralis maiestatis. Che, per inciso, come sempre, è ancora single ed essendo tornata a vivere nel paese dai vicoli stretti dove pare che ci resterà ancora per tanto, tanto tempo e vorrebbe davvero avere tre gatti chiamati come i fratelli Ingebritsen. E un cane chiamato Xanax, soprattutto in caso di nuovo lockdown. Anche senza la fidanzata. Anzi, sticazzi la fidanzata. E siccome Facebook Dating continua a proporle suolo uomini nonostante sul profilo ci sia scritto a caratteri cubitali “LESBICA” preferisce congedarsi qui e farla finita coi manuali. Ma non con le app.
Quindi… Addio, e grazie per tutta l’ispirazione. E per gli screen.
PS: e comunque, ditemi, dove diamine ho sbagliato?
Perseguitaci