Quattro numeri de “La Falla”, quattro “Patate Bollenti”, e ancora niente su “Brenda”; nemmeno una piccolissima menzione dell’app per incontri del mondo lesbico, la versione femminile di “Grindr”.
Ebbene, è proprio ora di porre un rimedio a questa gravissima mancanza e, soprattutto, è tempo di chiedersi il perché di questa “dimenticanza”: perché quest’app risulta ancor oggi quasi sconosciuta? Perché non è entrata prepotentemente nel nostro mondo e nel nostro modo di comunicare, come invece è successo per la sua versione maschile?
Perché per i gay Grindr è riuscito a diventare un potente sostituto al gay radar, mentre per le lesbiche continua ad essere nel peggiore delle ipotesi un’app scaricata per sbaglio al posto Blablacar, e nella migliore un’alternativa a Whatsapp per parlare con le amiche? Insomma, perché “Brenda” non funziona?
Innanzitutto parliamo un attimo delle discutibili scelte commerciali: decidi di chiamarti Brenda, un nome anti sesso, il richiamo pop più etero che potesse esistere. Insomma, Beverly Hills. Nonostante ciò, questo nome, grazie soprattutto alla pagina di scherno ‘Il disagio di “Brenda” (il motivo per il quale il 50% delle utenti si sono poi iscritte all’app) ti fa ottenere una certa visibilità, e tu pensi bene di cambiarlo in “Wapa” (che in spagnolo gergale vuol dire “bella”, apprezziamo lo sforzo…) mandando in confusione le quattro già iscritte, perdendo le altre tre che si stavano iscrivendo e cogliendo impreparati i due maschi etero che stavano per l’appunto cercando una foto profilo fake su Google immagini.
Superando poi l’ostacolo del nome, magari ti iscrivi pure, sperando di poter incontrare persone interessanti, sveltine o addirittura la donna della tua vita. E invece ti ritrovi di fronte, nell’ordine: la bisex/etero curiosa che ti propone una cosa a tre con il fidanzato, la psicopatica stalker, la tua migliore amica, il fidanzato della bisex/etero curiosa di cui sopra.
Poi c’è il problema riguardante l’accuratezza del raggio di azione. Ora, vivi a Bologna, al Pratello (il quartiere talmente LGBT+ che in confronto la Los Angeles di The L Word ricorda Rimini durante i meeting di CL), e l’utente più vicina sta a San Lazzaro. Ed è la tua amica Giulia. L’unica con la quale poi effettivamente ti scrivi su Brenda.
Tutto questo non può che portare all’annosa questione: ‘le lesbiche non esistono’. O meglio, sì, esistono, ma non fanno veramente sesso. Insomma, si sa, sono donne: non sono davvero interessate all’atto sessuale, vivono di preliminari, si trasferiscono insieme dopo il primo appuntamento e adottano gattini.
Vi piacerebbe! Il fatto è che sappiamo cercarci senza il bisogno di un’app.
pubblicato sul numero 4 della Falla – aprile 2015
immagine realizzata da Andrea Talevi
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