Catanese di nascita, Salvatore Callerami ha vissuto otto dei suoi trentacinque anni a Bologna, dove «di fumetto si vive». La sua vera formazione artistica, prettamente da autodidatta, è avvenuta all’interno di un gruppo di «fumettistə wannabe», Cuori d’inchiostro, frequentanti corsi diversi dell’Accademia di Belle Arti della sua città natale. La sua ultima opera a tematica queer è Le Becchine Tubanera, un fumetto che ha come protagonista una drag-queen costretta a tornare giù al suo paesino per rilevare l’azienda di onoranze funebri del padre, ritrovandosi a curare le salme con le sue doti di make-up artist. Oltre ad alcuni segretissimi progetti con case editrici internazionali, nell’ultimo periodo si è dedicato anche all’arte furry, attraverso la quale si trasfigura in un tanooki.

Per il poster Pride di quest’anno ti abbiamo proposto come soggetto unə bambinə che non può ancora partecipare alla parata, ma la guarda dall’esterno. Come hai raccolto questo spunto?

Ho pensato subito di rappresentare il punto di vista dellə bambinə che si affaccia da un balcone e trasforma la scena col suo sguardo immaginifico ed emozionato. Davanti a ləi si dispiega un ponte arcobaleno come quello di Mario Kart che porta a una sorta di Pianeta Pride costellato di tantə madrine e padrini – come personaggə dei cartoni animati – prontə ad accoglierlə in una grande famiglia. Mi piace pensare che questo Pride non sia soltanto la celebrazione di una giornata, ma un percorso quotidiano di crescita che porta alla consapevolezza sulla propria identità in tutte le sue sfumature; ma è un percorso in cui incontri inevitabilmente degli ostacoli e devi affrontare le tue paure, e quindi è importantissimo avere una comunità pronta ad assisterti e ad accompagnarti. E poi, non c’è neanche un’età giusta per fare coming out, quindi questə bambinə rappresenta anche la parte di noi che non si sente ancora pronta a dichiararsi e marciare assieme a tuttə ə altrə.

Non c’è stato neanche bisogno di chiederti di rappresentare fisicità e identità diverse, la tua bozza era già variegatissima!

Per me il Pride deve essere proprio questo, la visibilità di tutte le identità, anche dei corpi non conformi e delle componenti della comunità che ancora faticano a emergere. Mi piace pensare a questə personaggə come tanti modelli diversificati agli occhi dellə bambinə, anche se hanno vestiti e accessori stravaganti per i quali non si può ad esempio attribuire loro un genere preciso – in questo, ho attinto tanto al mondo drag. Per questo poster mi sono ispirato molto a Steven Universe di Rebecca Sugar e altri cartoni animati – un po’ un’accozzaglia di Cartoon Network – ma in realtà il mio stile è sempre tendenzialmente cartoonesco: è un espediente per agganciare un pubblico di tutte le età anche nel trattare tematiche più profonde. 

Le tue strisce di Lui e l’Orso su Facebook, nel 2014 sono state il primo contenuto narrativo a tematica gay che ho trovato in italiano, come giovincello che aveva appena scoperto il suo orientamento.

Mi hanno scritto parecchi ragazzi per dirmi che si sono sentiti rappresentati dal mio fumetto e ispirati a dichiararsi. Mi fa molto piacere, anche se non era nelle mie intenzioni: a quell’epoca la mia famiglia non sapeva ancora della mia omosessualità e firmare Lui e l’Orso è stato anche il mio coming out. L’obiettivo era quello di raccontare una storia che mi era molto vicina, anche se non sono io il protagonista delle strisce, in un momento in cui in Italia c’era una scarsissima rappresentazione delle tematiche LGBTQ+.

C’è un piccolo Easter Egg alla guida del bus, una delle Sailor Bears, per le quali sei forse maggiormente conosciuto: hai ispirato tantissimi uomini dalle fisicità assai diverse a vestirsi alla marinaretta.

Sailor Moon è stato uno dei tanti prodotti della cultura pop che mi hanno segnato profondamente durante la mia formazione artistica. Il messaggio che volevo mandare con le Sailor Bear è che gli uomini non perdono la loro mascolinità se indossano abiti socialmente considerati femminili, e quindi amo rappresentarli in queste vesti anche in attività del tutto quotidiane, in assoluta nonchalance.