di Andrea Cioschi
Autore pluripremiato di graphic novel ed illustrazioni, nonché fondatore dell’etichetta indipendente “Ernest”, Francesco Cattani è un artista capace di trasportarci in un viaggio senza fine nei suoi mondi popolati da figure ibride di umani, animali e mostri coinvolti in situazioni in apparenza surreali ma che rivelano sempre gli aspetti più inquietanti della nostra vita. Perfette macchine di guerriglia dell’immaginario, i suoi lavori sanno colpire alla radice le dinamiche del sociale mettendone in evidenza i contenuti più oscuri e inaccettabili.
Il poster che hai realizzato per La Falla è ispirato alle recenti notizie delle esecuzioni di omosessuali da parte dei miliziani dello Stato Islamico. Cosa ti ha colpito di più quando le hai sentite?
Il fatto che qualcuno possa davvero credere che l’omosessualità sia un reato da punire è sconcertante. E qui il pregiudizio diventa pretesto per giustificare atti di violenza disumana. Trovo sconfortante che esistano regimi capaci di privare gli uomini della libertà e dei diritti più elementari, fino a togliere la vita. Ma questo è un fenomeno certamente non nuovo nella storia dell’umanità.
La strategia messa in atto dall’ISIS e dai terroristi punta a diffondere attraverso i media e la rete un sentimento diffuso di paura. Che cos’è per te la paura?
È una reazione istintiva al pericolo in quasi tutte le specie animali. Sfruttare, invece, la paura per manipolare l’altro sembra essere un talento prettamente umano e l’ISIS non è certo l’unica organizzazione a servirsene per condizionare le masse.
Sempre a proposito del poster: cadiamo in piedi?
Non bisogna mai farsi abbattere, anche come insieme di individui si deve resistere. La forza del personaggio che cade in piedi è nella metafora, che non racconta la reazione del singolo che ha subito la brutalità, ma suggerisce la risposta che bisogna dare come comunità.
I tuoi personaggi hanno spesso la testa di animali, ci spieghi come mai?
Quando devo rappresentare emozioni primordiali mi esprimo spontaneamente disegnando figure animali. Il volto umano è più ambiguo e complesso, tendo a usarlo per rappresentare comportamenti e dinamiche interpersonali meno immediati.
Nel tuo lavoro l’umano è spesso rappresentato con aspetto polimorfo, come se il corpo non fosse mai quello “vero” ma invece fosse l’esito di volta in volta di mutazioni, trasfigurazioni, dell’irruzione dell’immaginario nel reale: è l’apoteosi della diversità. Che cos’è per te la diversità?
La diversità? È la base della vita.
Anche gli incontri (e gli accoppiamenti o i raggruppamenti erotici) tra i tuoi personaggi sfuggono spesso delle convenzioni sociali. Che ruolo ha il fumetto nello scardinare le logiche della conservazione?
Ho scelto proprio il fumetto come mezzo di comunicazione anche perché non mi pone limitazioni nella rappresentazione dei personaggi. E’ un linguaggio versatile e fertile, con molti piani di comunicazione. Se usato con onestà intellettuale può risultare molto potente.
Da 1 a 100 quanto ti piacerebbe essere gay?
Penso che dare un nome, un’etichetta, ad un’attitudine sessuale sia già di per sé una forma di discriminazione che preferisco evitare.
Quanto ce l’hai lungo?
Cosa? Il fumetto?
pubblicato sul numero 3 della Falla – marzo 2015
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