La mattina del 14 luglio 1498, in piazza San Domenico a Bologna una donna viene bruciata viva sul rogo, uccisa dall’inquisizione con l’accusa di stregoneria. Il suo nome era Gentile Budrioli, una donna coltissima che studiava erboristeria e astrologia, all’epoca associate alla scienza medica. Era nota anche per la sua amicizia con Ginevra Sforza, moglie di Giovanni II Bentivoglio che allora era signore della città. Nonostante la sua fama, forse proprio la vicinanza a Ginevra Sforza la fa cadere in disgrazia, oltre al fatto di non essere riuscita a salvare un bambino della famiglia Bentivoglio morto di malattia. Il processo, gestito dall’officium inquisitionis di competenza domenicana, si conclude con la condanna a morte sul rogo per aver «guastato et amaliato infinite persone e fattone morire assai». Nemmeno Ginevra riesce a evitarle le tremende torture, e la povera Gentile finisce per confessare reati che non aveva mai commesso. Questi eventi suscitano grande scalpore e sono riportati nelle cronache dell’epoca, ma ricostruzioni successive della vicenda fanno pensare che il vero motivo del processo fosse legato a sospetti politici e personali. Una triste storia che purtroppo è solo uno dei tanti esempi del fatale intreccio tra potere, fanatismo religioso, superstizione e misoginia.
Illustrazioni di Claudia Tarabella
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