Le Nuove Proposte sono un bacino inesauribile di idee, speranze, suggestioni e freschezza. Non mi riferisco, precipuamente, all’edizione corrente del Festivàl; mi rivolgo a Nuove-Proposte come categoria ontologica, capace di significare il mutamento nella continuità, per tale motivo guardo sempre la puntata del venerdì con estremo interesse. La nuova proposta, designata dal Fato e baciata da Melpomene, si libera dalle catene della caverna, ne fuoriesce accecata ma, con pazienza ed esercizio, riuscirà a levare alto il volto, financo a osservare il sole. Inaccettabili, scandalose quasi quanto la fede kierkegaardiana, le parole che Carlo Conti rivolge al pubblico, al termine dell’esibizione dei quattro giovani concorrenti in gara per la vittoria: ‹‹E dopo la pubblicità cominceremo ufficialmente il Festival››. Anche Aung San Suu Kyi, trattenutasi per cena dopo i consueti pettegolezzi del venerdì, è letteralmente caracollata dalla sedia dinanzi a una simile mancanza di rispetto verso ciò che è da curare e coltivare.
È stata, questa quarta puntata della sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo,
interamente dedicata alle apparizioni mistiche di chimeriche figure, appartenenti a quel tempo fatto di miti e leggende, in cui gli antichi dei erano crudeli e meschini. Rita Pavone, prima fra tutte, vestale del merito seduta nella giuria di qualità guidata da Giorgio Moroder; sempreverde. Leonardo Fumarola, epico araldo della prima edizione di Amici, quando ancora il programma si chiamava Saranno Famosi ed era condotto da Daniele Bossari; suoi i passi di danza al laser che aprono la gara dei Big. Infine Lui. Seduto discreto, in prima fila. Beppe Vessicchio che, come ogni teologia negativa che si rispetti, con la presenza della sua assenza ci dice tutto quello che questa kermess non è.
È stata, questa, anche la puntata che ha segnato la svolta antropologica tanto nel pubblico Sanremese, quanto tra gli addetti ai lavori: ad essere definitivamente eliminati dalla competizione dei Big, Ron, Al Bano, Gigi D’Alessio e Giusy Ferreri. C’è chi scrive dirottamazione, chi bisbiglia di complotti, chi invoca l’Inquisizione; la verità è che tutto scorre ed è impossibile bagnarsi due volte nelle acque dello stesso fiume di parole.
Tra le Nuove Proposte conquista la vittoria Lele, anch’egli figlio della grande famiglia mediatica di Maria De Filippi: bravo ma con un brano debole, ancora in cerca della propria cifra stilistica. Maldestro si aggiudica il Premio della Critica ‹‹Mia Martini››, mentre il Premio Sala Stampa ‹‹Lucio Dalla›› va a Tommaso Pini; tutto secondo copione ma onori meritati.
Da diligente Dissennatrice, bevo la psyché di Dario Salvatori, affinché mi doni la forza per scrivere le mie consuete pagelle:
NUOVE PROPOSTE
LEONARDO LAMACCHIA con CIÒ CHE RESTA
Linea musicale banale, vocalmente impreciso, testo dimenticabile; oggi perde anche la tensione emotiva della prima esibizione.
Voto: 5-
LELE con ORA MAI
Brano del tutto inconsistente ma radiofonico, esecuzione abbastanza pulita.
Voto: 5,5
MALDESTRO con CANZONE PER FEDERICA
Vuole fregiarsi dello status di cantautore maledetto ma ancora non ne è all’altezza; stile già visto, musica già sentita ma buon testo.
Voto: 7
FRANCESCO GUASTI con UNIVERSO
Luoghi comuni, interpretazione stucchevole, totale assenza di spessore.
Voto: 4
BIG
RON con L’OTTAVA MERAVIGLIA
Un testo potenzialmente discreto sciupato da alcuni versi dalla banalità disarmante; riesce a riscattare la prima disastrosa esibizione recuperando un briciolo dell’antica magia perduta.
Voto: 6
CHIARA con NESSUN POSTO È CASA MIA
Testo trasparente, esecuzione banale e non capisco perché debba chiudere ogni suono con la gola.
Voto: 4
SAMUEL con VEDRAI
Testo non completamente organico, impronta musicale riconoscibile, vocalmente pulito… ma mi sono distratta più di una volta durante l’esecuzione del brano: non buca.
Voto: 6
AL BANO con DI ROSE E DI SPINE
Un testo non indimenticabile consegnato a un’interpretazione eccessivamente affettata; un brano vocalmente muscolare non adatto alle attuali condizioni della voce.
Voto: 4/5
ERMAL META con VIETATO MORIRE
Messaggio importante in un testo giusto, interessante l’accostamento musicale ma l’impressione è che si fermi a un passo dalla compiutezza.
Voto: 7
MICHELE BRAVI con IL DIARIO DEGLI ERRORI
Maturato rispetto a X-Factor ma ancora acerbo, testo debole, musica pure ma nel complesso una performance dignitosa.
Voto: 6
FIORELLA MANNOIA con CHE SIA BENEDETTA
Un testo che con meno retorica sarebbe potuto essere splendido; vocalmente a tratti
imprecisa, presenza scenica un po’ leziosa e nel complesso meno magnetica rispetto alla prima sera. Tuttavia, sempre di gran classe.
Voto: 7,5
CLEMENTINO con RAGAZZI FUORI
L’intenzione non è all’altezza della realizzazione.
Voto: 3
LODOVICA COMELLO con IL CIELO NON MI BASTA
Meravigliosa madeleine che mi riporta a certe Nuove Proposte degli anni ’90 … ma le preferisco comunque una qualsiasi Monia Russo.
Voto: 4
GIGI D’ALESSIO con LA PRIMA STELLA
Un testo a tratti inquietante e un’esibizione da strillone, peccato per la linea melodica e armonica.
Voto: 4
PAOLA TURCI con FATTI BELLA PER TE
Testo non completamente riuscito salvato da orecchiabilità e sconfinato carisma.
Voto: 7,5
MARCO MASINI con SPOSTATO DI UN SECONDO
Testo interessante, uso tremendo della voce, eccesso di recitativo; un’esibizione nel complesso sottotono ma riconoscibile.
Voto: 6
FRANCESCO GABBANI con OCCIDENTALI’S KARMA
Geniale. Sarà anche uguale alla canzone portata in gara l’anno scorso ma rimane pur sempre geniale.
Voto: 10
MICHELE ZARRILLO con MANI NELLE MANI
Un testo non all’altezza degli standard a cui ci ha abituato, cifra stilistica riconoscibile: la potenza nel controllo. Ma non decolla.
Voto: 7-
BIANCA ATZEI con ORA ESISTI SOLO TU
Debbo ripeterlo per la terza volta, prima che il gallo canti: molto furba. Tutto il resto è noia.
Voto: 5,5
SERGIO SYLVESTRE con CON TE
I doni di Madre Natura vanno curati, allenati e affinati. Altrimenti meglio cambiare mestiere.
Voto: 2
ELODIE con TUTTA COLPA MIA
Dovrebbe cantare come Elodie e non come Elodie che canta Emma Marrone; il pezzo non valorizza le sue doti.
Voto: 5/6
FABRIZIO MORO con PORTAMI VIA
Testo poco efficace, non convince vocalmente ma buona convinzione.
Voto: 5/6
GIUSY FERRERI con FA TALMENTE MALE
Testo fragile, la voce è un disastro nucleare, eppure una qualche stregoneria me la fa piacere.
Voto: 6-
ALESSIO BERNABEI con NEL MEZZO DI UN APPLAUSO
Singhiozzare non è cantare
Voto: 2
Va fatto notare, in conclusione, che l’apogeo della serata è stato toccato ancora una volta nel Dopo Festival, in cui, con ira funesta, un sempre ispirato Mario Luzzato Fegiz ci ha donato una perla assai rara: ‹‹La giuria di qualità è un covo di veterostalinisti!››.
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