COME LA PANDEMIA CAMBIA IL CONSUMO
(La Carovana Onlus)
In queste settimane alcune persone sono state multate per aver violato le disposizioni di emergenza perché, sottoposte a controlli, hanno dichiarato che lo spostamento per “stato di necessità” era motivato dall’acquisto di sostanze stupefacenti.
Non è una battuta: per una persona tossicodipendente la sostanza è una necessità, ovviamente illegale se si parla di eroina e non di alcol, ma comunque una necessità data da una dipendenza patologica. Questo paradosso può essere spunto di riflessione su cosa stia succedendo, in questo momento, a chi consuma sostanze o ne sia dipendente.
La modificazione radicale dei comportamenti e delle abitudini causata dal Covid-19 sta già influenzando il mondo dei consumi: l’uso di sostanze psicoattive è legato a molteplici fattori, sia individuali che socio-culturali, e risente dei cambiamenti sia a livello della persona, sia della società. Lo sconvolgimento della routine quotidiana, il quasi totale isolamento sociale, la rinuncia a svaghi e divertimenti, hanno un impatto rilevante su chiunque. Ciò vale, a maggior ragione, per una persona con una dipendenza da sostanze, ma anche, con un diverso grado di urgenza, per tutti quei consumatori che le usano per divertirsi, gestire lo stress, aumentare performance lavorative o sessuali, auto-medicarsi, combattere la noia e per ogni altro motivo che induca a voler alterare il proprio stato psico-fisico.
L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce “sostanza psicoattiva” una sostanza chimica farmacologicamente attiva, capace di modificare lo stato psico-fisico di una persona. Vista questa premessa, le tre sostanze psicoattive più usate in assoluto (alcol, nicotina e psicofarmaci) sono anche legalmente reperibili in Italia, al contrario di cannabis, cocaina ed eroina, il cui consumo è statisticamente meno diffuso, ma fa più notizia. Parlando, quindi, di sostanze legali, il fattore di rischio non è la reperibilità in sicurezza della sostanza: per chi voglia o debba bere, per esempio, è sempre possibile acquistare alcol mentre si fa la spesa, senza violare lo spostamento per “stato di necessità”. Il punto cruciale è se – e come – si stiano modificando gli stili di consumo, magari con un aumento del fenomeno del binging (abbuffata), per placare l’inevitabile stress dato dalla situazione di emergenza.
Le persone con una dipendenza da sostanze illegali, invece, corrono più rischi di prima per procurarsele: la reperibilità, per ora, sembra non essere cambiata, ma le restrizioni agli spostamenti aumentano la possibilità di essere fermati e rendono l’acquisto più pericoloso. La pandemia in corso, quindi, sta amplificando le criticità legali indotte dalla necessità di consumo, nonché quelle sanitarie: il lavoro di tutti i servizi che si occupano di persone tossicodipendenti è diventato più complesso. Anche chi non ha una dipendenza, ma si trova in quel grande spettro che va dall’uso ricreativo all’uso/abuso problematico, si sta comunque confrontando con un mutamento della propria routine. C’è chi cerca di gestire un’astinenza forzata e chi, per sopperire, decide di usare sostanze legali più facilmente reperibili: l’alcol, per esempio, è diventato sostituto di elezione per diversi consumatori e, allo stesso modo, farmaci e psicofarmaci, usati per gestire l’ansia di ritrovarsi senza la sostanza, o le sostanze, consumate solitamente.
Qualcuno decide di uscire in strada ugualmente per acquistare, con tutti i rischi legati a uno spostamento non giustificabile.
I cambiamenti portati dall’isolamento si vedranno sul medio/lungo termine: attualmente è difficile avere un quadro preciso di come si manifesteranno e di cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro. Nel frattempo, ci si può confrontare con le eventuali criticità date dall’adattamento forzato alla situazione emergenziale in atto. L’uso di sostanze ha a che fare sia con il benessere delle persone, sia con la salute pubblica: porsi la questione è fondamentale.
Pubblicato sul numero 55 della Falla, maggio 2020
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