Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la rappresentazione del corpo omosessuale maschile nel cinema non è affatto una novità. Già nel 1895, Thomas Edison girò il film The Gay Brothers, in cui si vedono due uomini che ballano sulla musica di un violino, mentre è del 1927 il primo bacio gay, in Wings, anche primo film vincitore dell’Oscar nella categoria miglior film. Per tutta la prima metà del ’900, vediamo nel cinema alcune apparizioni di personaggi gay, ma sempre caratterizzate dall’umorismo, personaggi destinati a fare da comic relief (ovvero da scenetta comica) all’interno dell’opera. Questa rappresentazione già travagliata venne ulteriormente minacciata quando negli Stati Uniti degli anni ‘30 (tra i principali Paesi con una produzione cinematografica popolare) apparve il Codice Hays, un documento su ciò che le brave persone e le famiglie non avrebbero dovuto guardare. 

Il Codice Hays racchiudeva infatti una serie di linee guida morali, in cui si condannavano, tra le varie cose, scene che prevedevano baci con la lingua, scene di sesso, di seduzione, stupro e aborto, di prostituzione, di schiavitù (bianca), di nudità, oltre a oscenità e volgarità. Il termine “omosessuale”, anche se non menzionato, probabilmente rientrava in quest’ultimo divieto in quanto corpo e identità da nascondere. 

Il documento fu adottato dalla MMPA (Motion Picture Association of America) e supportato dalla Chiesa cattolica, che minacciava di invitare i fedeli a boicottare le produzioni hollywoodiane se le cose non fossero cambiate. Iniziò quindi un adattamento generale dei film alle linee guida, le quali gettarono le basi per la censura mediatica maccartista degli anni ‘50 ed ebbero ripercussioni anche sui film dei decenni successivi, con una maggior censura dei film che presentavano scene di sesso piuttosto che di violenza estrema (cosa che accade tutt’oggi).

Qualsiasi film dell’epoca che includesse personaggi esplicitamente omosessuali venne quindi pesantemente represso, arrivando alla cancellazione della rappresentazione omosessuale: accadde in The Lost Weekend (1945), dove si preferì il personaggio di uno scrittore alcolizzato e bloccato a quello di uno alcolizzato e sessualmente confuso, o in Crossfire (1947), dove attacchi e omicidi contro personaggi omosessuali si trasformarono in attacchi di matrice antisemita. Quando presente, poi, il soggetto omosessuale nel cinema ebbe solo due destini: o diventare il villain, il cattivo, o vivere un’esistenza drammatica, a volte entrambi. In film come Rope (1948) di Hitchcock, o nella serie cinematografica di 007 (come sottolineato da Umberto Eco) vi sono chiaramente, anche se non apertamente, antagonisti orientati all’omosessualità. Nei film che affrontano il secondo tema, l’esistenza drammatica, l’omosessuale è caratterizzato da una forte prospettiva negativa: impossibilità di realizzare sogni e ambizioni o impossibilità di vivere il famigerato desiderio proibito. Lo vediamo in film come Rebel Without a Cause (in italiano Gioventù bruciata,1955), o Suddenly, Last Summer (Improvvisamente, l’estate scorsa, del 1959). In quest’ultimo, la personaggia di Elisabeth Taylor resta traumatizzata nel vedere il linciaggio del cugino omosessuale. La scena è girata in modo molto simile al linciaggio che ha luogo in La moglie di Frankenstein (1934), trasmettendo il messaggio che coloro che vivono come mostri devono anche morire come tali, corpi rifiutati. 

In Europa, intorno agli anni ‘60, la rappresentazione dell’omosessualità maschile comincia a essere più diffusa e c’è una maggiore libertà nelle produzioni, le quali affrontano il tema con più disinvoltura rispetto agli Stati Uniti, come nel Satyricon di Fellini (1969) o in Teorema, di Pasolini (1968). Al contrario, negli stessi anni le produzioni statunitensi non sembrano cambiare registro e l’arrivo dell’epidemia di AIDS negli anni ’80 non contribuisce a eliminare lo stigma. Quello dell’omosessuale diventa anche un corpo malato e la tematica dell’AIDS, inizialmente chiamata “peste gay”, “Grid” e “male degli omosessuali”, spicca in Making Love (1982) e, successivamente, nel famoso Philadelphia (1993).

I vividi stereotipi legati all’omosessualità si trascinano fino agli anni ‘90, ma un cambiamento c’è: le rappresentazioni aumentano, soprattutto quelle che riguardano l’identità lesbica. È il decennio di Thelma e Louise, Pomodori verdi fritti e Go fish. Allo stesso tempo, molte produzioni rafforzano gli stereotipi sopra citati o utilizzano i gay nuovamente come comic relief. Cominciano a comparire rappresentazioni di gay e lesbiche in film che non trattano l’omosessualità come tema principale, ma con lo stesso approccio di prima. Le sottotrame gay non potevano essere scandalose, né tantomeno profonde e venivano riempite con personaggi superficiali e privi di valore sociale che servivano solo a perpetuare l’immagine della comunità LGBTQIA+ all’interno della società eteronormata, un corpo sullo sfondo. 

Questo terreno coltivato per tutto il ventesimo secolo fa sì che l’omosessualità sia arrivata al ventunesimo piena di preconcetti negativi associati alla propria immagine. Anche il cinema europeo, in cui non spiccano solo opere comiche o tragiche, presenta sempre l’omosessualità come tema, mai come elemento casuale parte di una narrazione più ampia. La possibilità di trattare apertamente l’omosessualità è un’evoluzione, ma non è ancora naturalizzata. Sembra inconcepibile che ci possa essere una rappresentazione non eterosessuale in un film in cui la trama principale è qualcosa di diverso dalla questione della sessualità. 

Una volta arrivati gli anni 2000, vi è finalmente un’esplosione di film a tematica omosessuale in cui la comunità inizia a essere rappresentata in molte delle sue complessità. Nascono grandi opere come For The Bible Tells Me So (2007), The Love of Siam (2007) e Sommersturm (2004). Nel 2011 è uscito il controverso film Tomboy di Céline Sciamma, che tratta la vita di un bambinə di 10 anni che non si identifica con il genere assegnato alla nascita, cambiando il suo nome da Laure a Mickaël. Il film suscitò la rivolta di una parte del pubblico, che ha abbandonato il cinema durante le prime proiezioni, ma allo stesso tempo fu un successo della critica.

L’effervescenza che si è registrata negli anni 2000, anche se a volte è ancora segnata da temi che rafforzano gli stereotipi storici, è stata molto importante per far sì che le persone omosessuali prendessero piede nelle produzioni cinematografiche. A livello sociale, c’erano ancora molte resistenze, che portavano a ruoli che rafforzavano stigmi negativi nei film di richiamo popolare, soprattutto nelle commedie o nei film d’azione. Tuttavia, questo maggiore spazio ormai conquistato ha resistito e ha iniziato a mettere radici, naturalizzando sempre più la presenza della comunità LGBTQIA+ all’interno dell’industria cinematografica. A poco a poco, l’effetto sembra cominciare a invertirsi e la presenza all’interno dei mezzi di produzione culturale provoca la sua influenza sulla società, dettando la nuova modalità di comportamento. Questo gioco di influenze tra la società e l’industria culturale è però ben lungi dall’essere concluso, e quello che troviamo oggi è ancora un grande dibattito e un dubbio su questo tipo di rappresentazione.

In mezzo a questo dibattito, le persone omosessuali sono diventate un corpo politico. Nel corso della storia, è stato necessario cancellarle o sottometterle a un potere più grande perché l’industria potesse prosperare. In questo caso l’attacco ai corpi LGBTQIA+ non è come un attacco a una nazione ma un rafforzamento dei suoi ideali, entità divergenti. Quando acquisisce l’autonomia di reagire e diffondersi in vari contesti, il corpo omosessuale diventa una minaccia per i valori consolidati e allo stesso tempo cerca di risignificarsi come organo politico. È auspicabile che questo tabù venga sempre più infranto e che l’omosessualità possa avere il suo spazio normalizzato sul grande schermo, senza futili richieste da parte delle grandi aziende capitaliste e senza alcun ruolo o ragione di esistere. Dominare lo spazio culturale è già un passo importante verso la conquista dello spazio sociale e morale di una nazione. Il corpo omosessuale cerca semplicemente un luogo di esistenza e di riposo, uno spazio in mezzo al grande mosaico politico in vigore.

Esistere è resistere, ma per quanto tempo?

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