di Marco M. Lupoi
Dicasi fag stag un maschio eterosessuale (e convintamente tale) che ama frequentare in relazioni amicali maschi omosessuali, individualmente o in gruppo. Il termine viene dagli Stati Uniti, alla lettera “cervo per finocchi”, ed è il corrispettivo maschile della più diffusa fag hag, la “strega per finocchi”; la nostra “frociarola”, la migliore amica di ogni gay che si rispetti. Tra stag e hag, un divario sostanziale. Le seconde si accompagnano ai gay perché accomunate dallo stesso interesse, gli uomini, e affratellate da un patto di non aggressione sessuale reciproco (anche se l’attrazione delle fag hag per gli amici gay, in sottotesto o allo scoperto, è abbastanza comune). Ben diversa è la relazione tra un fag stag e i suoi migliori amici gay. I desideri sessuali vanno in direzioni opposte, e se ci sono attrazioni dei gay verso lo stag, vanno decisamente declinate più in sottotraccia.
Un equilibrio più precario, quindi, che unito allo stigma che un fag stag deve sopportare (“Ma come? Esci sempre con i froci, sei frocio anche tu?”) hanno fatto di questa categoria una rara avis del panorama LGBT, così teorica che quando a volte ho detto “Ma quello è il tuo fag stag?” sono stato guardato come un alieno. Eppure, la verità è che i fag stag sono sempre esistiti. Si teorizza che la spinta originale per la loro esistenza fosse opportunistica: frequentare compagnie di gay per rimorchiare le donne che circolano attorno agli omosessuali, che siano fag hag professioniste o semplici amiche, facile preda dopo anni di frequentazione con uomini indisponibili.
Negli ultimi anni tuttavia, soprattutto nelle città ad alta densità gay, il fenomeno si è allargato.
Il concetto di mascolinità ha integrato sensibilità del mondo gay e di quello femminile, ha creato nuove generazioni di uomini etero che non necessariamente ricadono nel canone dell’uomo sciupafemmine che parla solo di calcio, macchine e figa. A questi uomini, l’amicizia con maschi gay ha saputo offrire una connessione emotiva e sociale con altri uomini, di orientamento sessuale diverso, senza alcuna pressione di ricoprire il ruolo del macho o del maschio alfa. Ha concesso loro un punto di vista sul mondo e sulle relazioni diverso, uno squarcio di visione su uno spicchio di cielo meno visibile e quindi più interessante. Certo, occorre che l’uomo in questione sia saldo nella sua eterosessualità (ma anche no, nessuno si formalizza), e che se ne freghi un po’ dei commenti di altri amici etero dalla mente meno aperta, ma superati questi ostacoli l’amicizia tra uomini gay e etero offre spunti di crescita reciproca, e apre porte nuove a chi ha il coraggio di aprirle.
pubblicato sul numero 3 della Falla – marzo 2015
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