Lo scorso 20 gennaio 2023 si è conclusa la consultazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con le associazioni professionali e il mondo accademico sull’implementazione del piano d’azione globale sull’alcol 2022-2030. Questo piano mira a promuovere l’attuazione della strategia globale sul consumo consapevole delle bevande alcoliche. Lo scopo è la riduzione del 10% del consumo rischioso e dannoso di alcol entro il 2025

Paracelso nel XVI secolo scrisse «sola dosis venenum facit», ovvero «è la dose che fa il veleno». Significa che qualsiasi sostanza è velenosa e nessuna è priva di capacità venefica, perché è la quantità a fare la differenza. Da questo principio di perenne attualità si intuisce che ogni sostanza chimica può essere tossica per l’organismo una volta superata la cosiddetta dose soglia. Questo vale per i farmaci, per il cibo e per l’alcol in particolare. Sappiamo tuttə quanto poco ci voglia per passare da un aperitivo tranquillo al wc di un bagno pubblico, con l’amicə che ci tiene alta la testa mentre vomitiamo. Dal punto di vista chimico questo succede perché, quando viene metabolizzato, l’alcol ossida in una sostanza chiamata acetaldeide. L’acetaldeide è un metabolita tossico ed è la causa della nausea che segue l’assunzione di alcolici. Maggiore è il quantitativo di alcol assunto, maggiore è la quantità di metabolita in circolo e maggiori sono gli effetti indesiderati. 

Molecola di acetaldeide

L’alcol è una delle sostanze psicoattive più consumate ed è anche una di quelle di cui si percepisce meno la pericolosità. Esiste, va conosciuto e trattato con cautela. Persino l’IBA (International Bartenders Association) pone un limite massimo di quantità di alcol somministrabile per drink/cocktail di 7 centilitri. I cocktail IBA sono i drink universalmente riconosciuti dalla International Bartenders Association, il più autorevole organismo nel mondo del bartending. Le ricette dei drink IBA sono codificate in maniera univoca. Gli ingredienti non sono mischiati a caso e sono il frutto di una lunga ricerca ed esperienza. Il sapore che tuttə noi riconduciamo a un Americano o un Margarita è l’esito di una ricetta e di un’analisi di sapori. 

L’alcol si trova ovunque, in ogni contesto sociale, dalle cene in famiglia alle feste tra amicə, nelle discoteche e nei pub, è una sostanza di cui è molto facile fruire e che inumidisce ogni grande occasione. L’uso è estremamente normalizzato rispetto a quello di altre sostanze più demonizzate come la cannabis. Nel sentire comune, dieci persone chiuse in una cantina a bere grappa sono divertenti; lo stesso gruppo, immaginato a vaporizzare THC (tetraidrocannabinolo, uno dei principi attivi della cannabis), verrebbe guardato con sospetto e una certa diffidenza. La questione cruciale è che se io prelevassi un campione ematico del gruppo amante della grappa e uno da quello del THC, ad avere più metaboliti tossici in circolo sarebbe il gruppo della grappa. Questo per dirvi che, nel nostro Paese in particolare, esiste ancora una forte stigmatizzazione di alcune sostanze rispetto ad altre e non per la reale percezione del rischio dato dall’assunzione, ma per un fattore culturale. Questo è un paradosso, poiché reputo molto più dannosa l’assunzione di tre Gin Tonic al giorno rispetto una modica dose di THC che potrebbe risultare terapeutica entro un certo range di concentrazione e se vaporizzata con appositi dispositivi. Conoscere le sostanze è fondamentale per trarne il massimo potenziale terapeutico ed evitarne gli effetti nocivi.

Gli effetti apprezzati nell’alcol sono molteplici: ebbrezza, loquacità, sedazione e facilitazione dei rapporti sociali. Quelli indesiderati sono molti di più: sonnolenza eccessiva, alterazioni dei riflessi, nausea, vomito, mal di testa, perdita dei sensi, coma etilico e morte, nei casi peggiori. Si raccomanda di non guidare in stato di ebbrezza, basta un solo drink per alterare i riflessi. Da evitare è l’assunzione di alcolici con farmaci e altre sostanze stupefacenti. A lungo termine è cancerogeno, causa cirrosi epatica e forte dipendenza. Sui manuali di tossicologia si riporta che l’abuso di alcol, a livello mondiale, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Per questo il 24 maggio 2022, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha reso esecutivi gli obiettivi del nuovo Global alcohol action plan 2022-2030 to strengthen implementation of the Global Strategy to Reduce the Harmful Use of Alcohol, cioè il Piano d’azione (2022-2030) dell’OMS per implementare efficacemente la strategia globale di riduzione dell’uso dannoso di alcol come priorità di salute pubblica. 

Sulla rivista Lancet a gennaio è stato ribadito che non esistono limiti sicuri di consumo di alcol per la nostra salute. L’agenzia governativa canadese Health Canada ha commissionato al Canadian Centre on Substance Use and Addiction (CCSA) un nuovo studio per capire a quanto dovrebbe ammontare il consumo di alcolici nella popolazione senza arrivare a una soglia di rischio. Nel 2011 il livello di basso rischio era identificato in non più di quindici drink a settimana, ma non tenendo conto delle variabili legate alle singole soggettività. Da gennaio 2023 il livello di basso rischio, tra le polemiche anche all’interno della comunità scientifica canadese perché eccessivo per alcunə, è stato abbassato a tre drink a settimana. 

Tutti questi movimenti all’interno della comunità scientifica fanno riflettere su come sia necessario adottare nei confronti del consumo di sostanze un approccio funzionale alla riduzione del danno, e il più intersezionale possibile. Non tutte le persone reagiscono nello stesso modo alle sostanze e non tutte hanno gli stessi limiti nell’assunzione prima di stare male e perdere lucidità. Penso sia necessario, soprattutto da parte delle figure che lavorano nel mondo della notte, agire in sinergia per promuovere un uso consapevole degli alcolici e rendere i contesti di assunzione sempre più safe. Il proibizionismo non porta da nessuna parte, ma rimanere vigili e consapevoli nell’attraversare spazi in cui la chimica alcolica fa il suo corso fa capire quanto un approccio pragmatico e intersezionale al tema dei consumi sia sempre necessario.