Dell’alto, del basso e dell’irriducibilmente medio.

Genuflessa tra le begonie tuberose, fingo solamente d’intendermene in attesa che il tè matcha venga servito; invero, al mio pollice s’addicono molti colori ma disgraziatamente non il verde. Rifletto piuttosto sulle implicazioni assiologiche del buon Mani. Luce-tenebre, spirito-materia, bontà-malvagità e altre simili facezie ronzano tra le distratte sinapsi quando, dal chiacchiericcio delle amiche del circolo, mi colpisce quel nome inaspettato. Uno Sgarbi lanciato nella conversazione senza precauzioni, come l’esplosione d’una cacofonia ontologica. Eccolo, l’Estraneo, membra livide e occhi cerulei, venirmi incontro nel tentativo d’avvilupparmi tra le mortifere propaggini delle sue sentenze. Tu hai mai visto un morto di AIDS totalmente eterosessuale che non abbia mai avuto una declinazione omosessuale prevalente? La voce cavernosa mi bisbiglia ai timpani con alito putrescente Io non conosco un solo eterosessuale morto di figa, la figa non fa danno! Poi il culo è pieno di merda quindi farà sicuramente danno. L’AIDS è un passaggio di merda e sangue! Il flusso è d’incoscienza, l’inverno sta arrivando, rivoglio Molly Bloom.

A Radio 24 si consuma la fiamma della scienza, esanime nella propria pira. Ma l’Estraneo non è solo, il Popolo della Notte ingrossa le sue fila viepiù: una Fontana malata gorgoglia a La7 Il transessuale è una possibilità medica, una sorta di mostro chimico-chirurgico e non vi è più pace, nemmeno la sera; che lampi, che scoppi. Forse il genere umano invoca il soccorso di un eroe? Al tempo degli dei dell’Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiano su di una terra in tumulto, può forse la Signora della Luce saettare dardi infuocati in questa tenebra di ghiaccio? Lei, l’invincibile Maria forgiata dal fuoco di mille format, che tanto gentile e tanto onesta pare. Tremano mute le lingue alla cavalcata della valchiria, ascolti macinati dagli zoccoli potenti, profferte d’amorosi sensi dispensate come manzoniane grida. Circonfusa di luce s’erge, montessoriana barriera, contro l’ombra nefasta di quegli uomini corrotti. Quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore. Il tè è servito ma Mani ancora sosta e mira tra i miei pensieri. Sola soletta m’en vo in questi diserti campi, misurandone gli aridi declivi e le fecondità improvvise. Il manicheo non è morto e vive annidato in queste polarità televisive. Il manicheismo virtuale è il cibo della nostra medietà, è il nettare prelibato e gustoso dell’irriducibilmente medio, esso vive nel paradossale rifiuto dell’alto e del basso. Domineranno, gli Estranei, sul popolo diafano d’un mondo privo di colori? La Vestale di Mediaset è il lampione della speranza o la gita al faro della normalizzazione? Ai posteri l’ardua sentenza scriverebbe il vate della divina provvidenza. Io, figlia mezzadra di Terra di Mezzo, congedo i miei venticinque lettori con un più prosastico: consigli per gli acquisti!

pubblicato sul numero 19 della Falla – novembre 2016

immagine realizzata da Gabriele Conte