
Operaia, sindacalista e militante femminista, Rose Schneiderman nacque in Polonia nel 1882 da un’umile famiglia ebrea, che emigrò negli Stati Uniti durante la sua infanzia. Rimasta orfana di padre, Rose è costretta ad abbandonare la scuola e iniziare a lavorare come operaia in una fabbrica nel settore tessile, dove entra precocemente in contatto con le rivendicazioni sindacali delle donne lavoratrici, che diventano sempre più parte integrante della sua vita. Comincia a organizzare scioperi e manifestazioni, entra a far parte della New York Women’s Trade Union League e contribuisce in larghissima parte ad attirare l’attenzione sulle condizioni precarie di sicurezza sul lavoro in seguito all’incendio della fabbrica Triangle di new York nel 1911. Si candida al Senato con il Partito Laburista, portando come punti principali del suo programma il miglioramento dell’assistenza sanitaria e dei sussidi di disoccupazione per i lavoratori, il diritto alla casa e all’istruzione per le classi sociali meno ricche. Nella sua attività sindacale sostiene l’importanza del suffragio femminile per le lavoratrici, facendo largamente mutare la prospettiva su una questione politica che era ancora associata solo alle richieste di donne borghesi, e grazie alla sua attività nel 1917 a new York venne votato il referendum sul suffragio femminile. Si ritira dalla vita politica nel 1949, continuando a scrivere e tenere discorsi fino alla sua morte, avvenuta nell’agosto 1972, a novant’anni.
Ancora oggi è celebre il discorso da lei tenuto in Massachusetts nel 1912, da cui ha origine la frase “il pane e le rose”.
«Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere – vuole il diritto alla vita così come ce l’ha la donna ricca, al sole e alla musica e all’arte. Voi non avete niente di più che anche l’operaia più umile non abbia il diritto di avere.
L’operaia deve avere il pane, ma deve avere anche le rose».
Immagine nel testo da wikipedia.org
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