di Roberto Pisano

Agrigentino di nascita, romano di adozione, Freddie Tanto ha decorato il lato B della Falla di questo mese. Ha studiato alla Scuola Internazionale di Comics e racconta storie con i fumetti, oltre che accendere i lavori dei colleghi con la sua attività di colorista. Il suo esordio è stato la storia breve Comet nell’antologia Grimorio (Attaccapanni Press), seguito dall’antologia Ghost Stories (Formula Magica). Ha esposto in varie mostre in Italia e ha pubblicato il suo primo libro illustrato Losche Storie: Nikola Tesla (Franco Cosimo Panini Editore).

Il lavoro che hai realizzato trae ispirazione dalla Scala Kinsey che ha rivoluzionato il concetto di attrazione sessuale. Pensi che l’arte oggi renda giustizia alla fluidità di orientamenti e generi?

Credo ci sia, in molti prodotti d’intrattenimento, una normale (e giusta) attenzione nel voler rappresentare un ventaglio più ampio di orientamenti e generi. Purtroppo questo, a volte, fa a pugni con la necessità di far qualcosa che parli a un pubblico non troppo di nicchia, o con la capacità di farlo.

D’altra parte, se guardiamo indietro di qualche anno, esisteva una linea di confine molto marcata tra quello che si definiva cinema/fumetto/letteratura LGBT+ e il resto. Oggi non è raro che determinate tematiche s’intreccino, mantenendo la stessa dignità, all’interno di prodotti non specifici. Credo sia un’ottima direzione.

Perché hai scelto di modulare la progressione dei personaggi con fiori che diventano sempre più intensi? 

Ho scelto di utilizzare la fioritura perchè credo sia il modo più onesto con cui si possa rappresentare il concetto di sessualità. In modo similare ai fiori, la scoperta della nostra sessualità ci accompagna lungo la nostra vita. In alcuni fiorisce in tenera età con i primi soli primaverili; in altri sboccia contro ogni aspettativa nonostante sia stata soffocata sotto una lunga nevicata invernale. Oppure, perché no, si ha l’opportunità di vederla fiorire più volte nell’arco di una sola vita. 

La selva oscura in cui si muovono questi personaggi riflette l’aria a tratti cupa di questa stagione politica. Inclusione e diversità sono ancora una chiave di lotta efficace nell’Italia arrabbiata e conservatrice?

Sì, sono una chiave di lotta necessaria, ora più che mai. Gran parte del clima nocivo si radica su una visione bidimensionale di come sia la realtà e di come essa debba essere, o meno, vissuta. Ma bisogna ricordare che quello della conservazione è prima di tutto un basico meccanismo di difesa. Non è un alibi o una giustificazione, ma ci aiuta a inquadrare il tutto da una prospettiva meno composta a tifoserie calcistiche. Vedo nell’inclusività un’opportunità, il dovere di educare a un mondo meno semplice, mostrando quanto non ci sia nulla di spaventoso. In quest’ottica, è indispensabile restituire quante più sfaccettature possibili.

Per concludere, in una scala da Gandolfini a Malgioglio, quanto ti senti favolosa?

Non mi vengono in mente personaggi famosi, ma basandomi sulla mia passione per il cibo direi: favolosa come un piccolo macaron alla fragola.

Pubblicato sul numero 47 della Falla, luglio/agosto/ settembre 2019