Nell’ultimo decennio, la rappresentazione queer ha subito forti cambiamenti, non solo sono cresciute e diventate sempre più riconosciute a livello mainstream le opere che rappresentano tematiche frociə in maniera seria e adulta, ma per la prima volta sempre più contenuti indirizzati ad un pubblico più giovane hanno iniziato ad includere personaggiə queer, superando il passato in cui l’apice della rappresentazione queer era un personaggio mostrato in drag per una gag, e finalmente arrivando ad avere personaggiə fierə e capaci di esprimere le proprie identità.
È importante sottolineare l’impatto positivo di questə personaggiə: per quanto siano pochi i dati concreti a riguardo, è impossibile negare che la presenza di persone queer nei media per più giovani abbia aiutato sempre più persone (bambinə e non) a realizzare la “normalità” delle esistenze LGBTQIA+ nel mondo.
L’aumentata rappresentazione di soggettività queer nelle opere rivolte a persone adulte ha inoltre sicuramente aiutato la comunità a rimanere forte in momenti di difficoltà, ricordandoci che non siamo mai effettivamente solə e mostrandoci che vale la pena di raccontare le nostre storie.
Questo cambiamento, per quanto positivo, non sembra essere stato permanente. Dopo il “boom queer” degli anni dieci e inizio anni venti che abbiamo visto nei media per bambinə e non, i media mainstream stanno tornando a nascondere le identità marginalizzate. Quest’anno sono state numerose le storie di episodi cancellati o completamente riscritti da compagnie come Disney per i loro contenuti queer, visti come inappropriati per il pubblico più giovane, per non parlare di situazioni come quella di Emilia Pérez, un film scritto quasi interamente da persone cis che rappresenta l’esperienza trans in una maniera completamente distaccata dalla realtà e viene premiato, mentre opere genuine di cinema queer come I Saw The TV Glow di Jane Schoenbrun o The People’s Joker di Vera Drew vengono completamente ignorate da distributori e premi mainstream.
Da dove arriva questo cambiamento? La rappresentazione queer positiva è veramente destinata ad essere nuovamente spinta nell’armadio da cui sembrava stessimo finalmente emergendo?
Questa percezione si basa su un presupposto sbagliato, dopotutto non solo non possiamo dimenticarci di quanto film queer come Moonlight (vincitore dell’Oscar 2017 come Miglior film) abbiano dovuto combattere per essere riconosciuti e apprezzati in un sistema costruito su fondamenta razziste e queerfobiche, dobbiamo anche ricordarci che per quanto opere come i prodotti di animazione Steven Universe o The Owl House siano riuscite a portare identità queer in spazi per bambinə, entrambe sono state punite con la cancellazioneda parte dei loro network poco dopo aver raggiunto l’apice di questa rappresentazione (il matrimonio lesbico in Steven Universe e il coming out bisessuale della protagonista in The Owl House).
Ancora una volta appare quanto la spinta conservatrice contro la rappresentazione queer da parte del sistema dei media non è nulla di nuovo, purtroppo non ce ne siamo ancora mai sbarazzatə totalmente.
Nel sistema socioculturale in cui ci ritroviamo queste non vanno considerate come storie di fallimento, il fatto che autricə queer siano riuscitə a portare queste tematiche alla luce attraverso canali seguiti in maniera così ampia rimane una vittoria che ha impattato la comunità in maniera positiva. Non dobbiamo farci prendere dalla tristezza della cancellazione, ma renderci conto che il modo migliore per combatterla è continuare a creare e a interagire con più contenuti queer possibili.
Con gli studi di produzione che provano ogni giorno a nasconderci sotto il tappeto, favorendo la produzione di storie ““apolitiche”” che garantiscono profitti con meno rischi nel clima politico globale sempre più conservatore di oggi, dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità di essere sempre più rumorosə e clamorosə, per noi stessə e per lə più giovani della comunità.
Immagine in evidenza: amnesty.sa.utoronto.ca
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