Incontriamo FREDDELANKA, giovane artista di origine svedese che vive a Londra, autore del poster nel didietro (peloso) di questo numero.

Ti definisci “ossessionato dal disegnare gente nuda, specialmente uomini pelosi”. L’arte nasce da ossessioni?

Credo sia sempre diverso, alcun* cambiano soggetto di continuo mentre io sto su questo da tempo. Spesso disegno me stesso, non come mi vedo ma come vorrei essere, un Fred dall’aspetto più nerboruto e rozzo. Un ruolo importante lo gioca il desiderio per ciò che non ho, un certo aspetto fisico o l’essere più aperto sui miei bisogni sessuali, il mio lavoro mi aiuta a comunicarlo in modo giocoso.

L’immagine di una donna pelosa richiama invece stereotipi sociali e come le donne siano forzate a conformare la propria immagine.

Sono stato bullizzato perché avevo le gambe e il sedere pelosi, ci ho messo molto tempo a sentirmi bene col mio corpo. Ho passato anni in cui mi radevo varie parti, con risultati anche disastrosi. Una volta mi sono anche depilato completamente il sedere. Da quei giorni ho imparato che i miei peli sono una delle mie più grandi risorse e non uso più rasoi su di me. Ammiro le donne che fanno lo stesso. Le donne sono sottoposte ad uno sguardo molto più rigido e giudicante di quanto io lo sia mai stato. È un diritto umano sentirsi a proprio agio col corpo per come lo si vuole, e una ricrescita tra le gambe fa un fottuto male! Le donne che non si radono sono considerate attiviste e questo è il mio modo per dare loro più spazio nel mondo dell’arte.

Quindi oggi che rapporto hai col tuo corpo?

Come accennavo ho avuto parecchie difficoltà per il mio aspetto, ma ci ho lavorato. Quasi sempre sorrido a me stesso allo specchio, faccio un respiro profondo e mi sento felice per ciò che mi è stato dato. Ho smesso di dare importanza a ciò che gli altri pensano del mio fisico e della mia postura. Poi c’è il giorno in cui magari sono stato rifiutato da un ragazzo o non faccio sesso da un po’ e mi vedo come un goffo ragazzo scheletrico che sente che il suo culo sia un po’ troppo peloso.

È importante per te essere un attivista LGBT+?

All’inizio avevo quasi paura di diventare famoso come illustratore “gay”, che la mia sessualità fosse troppo connessa al mio lavoro, che fossi visto come uno stereotipo. Ora ho lasciato andare molte costrizioni e disegno ciò che voglio. Quindi sì, è molto importante. Quando vedo le cose che succedono in giro sento la responsabilità come artista di inondare il mondo col queer più sexy e sordido!

Realizzi anche oggetti in ceramica, a cosa ti ispiri?

C’è qualcosa di unico ed eccitante, ogni oggetto fatto a mano lascia un segno diverso e forse più permanente dei disegni. È reale, lo puoi toccare, vedere da angoli diversi, non sta solo appeso in cornice. Da bambino ero ossessionato dalla mitologia greca: dramma, sacrifici e tragedie. Io e mio fratello amavamo la serie tv Xena, cioè io ero più interessato a Hercules ma non gliel’ho mai detto. I dipinti sugli antichi vasi greci narravano sempre storie e ne traggo ispirazione. Basta l’aspetto stilistico: linee chiare e spesse che disegnano uomini muscolosi in situazioni allusive. Come non amarli?

pubblicato sul numero 20 della Falla – dicembre 2016