Hanno condiviso un grembo materno, le luci della ribalta, il successo e, infine, hanno deciso di condividere anche la morte. Le gemelle Alice ed Ellen Kessler sono uscite di scena esattamente come vi erano entrate 89 anni fa: insieme.

Una notizia che ieri – 17 novembre 2025 – ha sconvolto il pubblico, ma che era stata annunciata da tempo dalle stesse sorelle che, in più di un’occasione, avevano dichiarato pubblicamente che avrebbero desiderato morire insieme e che se una delle due fosse finita attaccata a una macchina, l’altra avrebbe staccato la spina. Avevano espresso il desiderio che le loro ceneri fossero conservate insieme a quelle della madre, perché «l’urna comune fa risparmiare spazio. Al giorno d’oggi si dovrebbe risparmiare spazio ovunque. Anche al cimitero».

Alice ed Ellen avevano le idee chiare, chiarissime, su come, quando e cosa dovesse succedere dopo la loro morte. Lucide, le hanno portate avanti e hanno deciso come abbandonare il palcoscenico della vita.

Una decisione, la loro, che ha in sé qualcosa di tragicamente poetico, una poesia che parla d’amore reciproco, di libertà, di dignità e di coraggio.

Perché se è vero che non abbiamo nessun potere decisionale sulla nostra nascita, le gemelle Kessler ci hanno dato una prova potentissima che sì, possiamo essere noi a decidere quando è il momento di dire basta, di salutare il pubblico e gli affetti e di cercare quella pace che solo la morte, a volte, può concedere.

Andarsene dignitosamente, ancora lucide, coscienti di non lasciarsi alle spalle fardelli per le persone care, è un lusso che non tutte le persone possono permettersi. Il suicidio assistito, al quale le sorelle hanno fatto ricorso, è legale in Germania, dove non occorre essere malati terminali per potervi accedere. In Italia, sebbene diverse regioni abbiano approvato leggi sul fine vita, il percorso diventa forse più doloroso della malattia stessa, in un calvario di burocrazia e giudizi non richiesti che vanno ad assommarsi al dolore fisico e psicologico.

Poter decidere come morire, poterlo fare con dignità, è una forma di libertà per la quale servirà ancora una lunga battaglia, soprattutto nel nostro paese, e la morte delle due sorelle ce ne dà l’ennesima dimostrazione, tra i post indignati dei provita e delle destre che pretendono di avere verità valide erga omnes.

Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, esattamente come quella che le lunghe gambe di Alice ed Ellen, fasciate di nero, hanno portato, prima del ventre scoperto della Carrà, sul teleschermo.

Una rivoluzione dirompente, come due sorelle tedesche che nel 1961 portarono i loro corpi sull’unico canale nazionale bypassando la censura con un paio di calze nere.

Morire dignitosamente, alle nostre condizioni. Avere controllo, libera scelta. Non voler essere un peso per chi si prende cura di noi.

Alice ed Ellen avevano le idee chiare, chiarissime, su come, quando e cosa dovesse succedere dopo la loro morte. Lucide, hanno portato avanti le loro idee e hanno deciso come abbandonare il palcoscenico della vita. Con un passo a due, dandoci una lezione di dignità, coraggio. libertà e amore.

Auf wiedersehen.

Immagine in evidenza: it.wikipedia.org