Il collettivo B-sidə è una sfamiglia di quattro artistə provenienti un po’ da tutta la penisola, Chiara (lei), Costanza (lui/ləi), Vittoria (lei), Felice (lui/ləi), a cui negli ultimi mesi si è aggiunto Rocco, un pappagallo trans molto chiacchierino che ha fatto da sottofondo alla nostra intervista. 

Come è nato il collettivo B-sidə?

Vittoria: Io e Felice abbiamo fatto il liceo classico insieme a Verona, ma abbiamo legato in particolare online su un fandom che nel 2012 era tutta la nostra vita sociale. Lì abbiamo conosciuto anche Chiara, con cui però ci siamo incontratə dal vivo a Bologna, dove abbiamo frequentato il corso di Fumetto e Illustrazione in anni diversi.

Costanza: Io appunto ho conosciuto Chiara a Bologna tramite un’amica comune in Accademia, ma sono cresciuto in Sicilia. Mi sono unito al gruppo e abbiamo consolidato la nostra amicizia con una campagna DnD che va avanti dal 2019, quindi siamo anche diventatə coinquilinə.

Felice: Ci manca solo l’orto e poi diciamo sempre che siamo una comune. Vedendo che disegnavamo tuttə e condividevamo un’idea politica abbiamo pensato di creare un collettivo. Io sono l’unico ad aver studiato storia dell’arte e porto al gruppo il potenziale rivoluzionario della teoria.

Chiara: Qualche mese fa ho portato da Roma un inseparabile che sei anni fa era volato nel giardino di mia madre e lei aveva deciso di adottare chiamandolo Rocco – sì, perché è un uccello. Poi qualche anno dopo Rocco ha deposto le uova, ma visto che non aveva mai avuto problemi con il nome abbiamo scelto di mantenerlo al maschile.

Qual è stata la vostra esperienza di adolescenza queer, visto che venite da posti lontani tra loro, e avete anche identità diverse?

Felice: La maggiore differenza che abbiamo visto non è stata tanto tra nord e sud quanto tra città e provincia. Per me e Vittoria, che siamo cresciuti in una città con un portato fascista come Verona, lo spazio online è stato il primo dove abbiamo potuto trovare qualcuno di più grande che ci somigliasse. Per quanto riguarda la mia identità di genere, io in realtà trovo che il mio essere non-binary sia più personale, riguarda come vivo me stesso. Se dovessi andare a un pride rivendicherei l’identità bisessuale perché è quella a essere la mia rivendicazione, in particolare nel rapporto con gli altri.

Vittoria: Come ha detto Felice, il fandom online è stato un supporto emotivo e fisico, vivendo vicinə. È stato il primo spazio dove si poteva essere persone queer rappresentatə, è stato il primo spazio dove abbiamo accolto il coming out di un amico trans! Io mi identifico come donna cis bisessuale e in particolare biromantica, ma arrivarci è stato complesso perché non sapevo come chiamare quello che provavo da piccola: mi piacevano i maschi, ma anche le femmine, quindi cos’ero? Quando mi sono avvicinata alla comunità queer, per quanto anche qui la bisessualità sia meno rappresentata, ho trovato una definizione per me.

Chiara: io ero piccolissima quando ho avuto accesso a internet, non ero nemmeno al liceo quando ho incontrato lə altrə nel fandom, ma erano lə amicə che sentivo sempre. La bisessualità mi è stata donata dalla nascita: all’asilo mi chiedevo cosa avrei fatto se da grande fossi diventata lesbica. Una di quelle frasi che pensi “se lo chiedono tuttə, no?” No. Mi ha rallentato nell’accettarlo il mio rapporto negativo con gli uomini: pensavo che non fosse vero che mi piacevano anche le donne, era solo che non volevo relazionarmi con gli uomini. Ho incontrato il concetto di bisessualità su internet e senza nemmeno accorgermene mi è rimasto: era giusto.

Costanza: sono il più introverso e il mio risveglio romantico è arrivato molto tardi, dopo l’università in pratica: per tutta la mia adolescenza non mi sono posto il problema e non capivo perché le altre persone avessero bisogno di incasellarmi. Dove sono cresciuto non si parlava di bisessualità, quindi non ho avuto nozioni positive, ma nemmeno negative, e l’ho vissuta meglio anche in famiglia. Invece con la mia identità di genere è stato un processo più lungo: prima di venire a Bologna i disagi che vivevo con me stesso non erano condivisibili perché mancavano le parole. Mi dicevano che erano i «dolori della crescita», ma io crescevo e quelli non passavano mai. Per me è questa la mia identità bandiera.

Felice: Ci tengo anche a dire che le membre cis del nostro collettivo sono state un supporto enorme per noi due, io per esempio sono riuscito a fare coming out anche grazie a loro.

Siete la prova che le identità diverse sono una forza quando stanno insieme, e non quando si dividono o ci dividono. Ma tornando al tema di questo poster: vi abbiamo chiesto un bestiario bi+, e non sapevamo di Rocco ma evidentemente eravate le persone giuste a cui chiedere. Come avete approcciato il tema?

Felice: Questa è colpa del liceo classico e dell’importanza della fonte! Come dicevamo prima condividiamo molto le idee sul metodo, e una cosa a cui teniamo è l’essere il più possibile accuratə: se nella realtà ci sono già esempi e animali simbolo, non serve inventarne. Abbiamo fatto un po’ di ricerca e scelto ognunə l’animale che ci piaceva di più. Il gatto è stato il primo che ci è venuto in mente, perché siamo tuttə cresciutə con gatti in casa e avevamo moltissimi aneddoti sulla loro sessualità.

Vittoria: Io ho fatto macaco e piccione. Chiara balena e marmotta. Felice gatto e volpe volante. Costanza tutti i pinguini e iena. Nelle ricerche abbiamo trovato prove di comportamenti bisessuali più o meno in ogni animale, però sempre nell’ottica filologicamente corretta ci siamo anche chiestə che senso abbia parlare di bisessualità nel caso degli animali: quanto possiamo applicare le nostre categorie? Hanno società e culture diverse da quelle umane e poi non sempre c’è il dimorfismo sessuale!

Chiara: Sì, per alcuni animali come i pappagalli, si scopre il sesso solo con un costoso test del DNA. Abbiamo trovato però esempi di comportamenti bisessuali anche dove il dimorfismo c’è, e ci ha fatto riflettere su come le nostre norme e identità siano fortemente culturali. Poi ci è piaciuto molto disegnare animali perché ci appassionano i trivia zoologici.

Per concludere, quindi, qual è il vostro “animale bisessuale” preferito tra quelli che avete disegnato e quale caratteristica potrebbe rispecchiare di questa identità?

Costanza: Il mio animale preferito in generale non è tra questi, ma sceglierei i pinguini, perché abbiamo visitato l’acquario di Kyoto, dove c’è una mappa delle relazioni tra i pinguini che sembra il riassunto di Beautiful molto queer. Di loro amo che incarnino il caos: sembrano carinissimi e pacati, ma sono in realtà imprevedibili e a volte aggressivi.

Felice: Io sono allergico ai gatti, ma li amo, quindi ho passato la maggior parte della mia vita a pensare di non potermici nemmeno avvicinare. Per questo scelgo LA gatta, perché si prende la libertà di fare ciò che vuole, fregandosene di ciò che si dovrebbe fare.

Chiara: Io adoro le balene. Solo che nella ricerca per questo disegno ho scoperto il video dello scorso anno del rapporto omosessuale di due megattere e mi ha terrorizzato e affascinato, perché per me erano esseri mitici, eterei, intoccabili. Quindi scelgo loro perché mostrano che anche sotto la superficie più mistica ci sono degli impulsi.

Vittoria: Ho scelto i piccioni perché li amo molto: vorrei fossero rivalutati e gli ho dedicato anche dei progetti durante l’accademia. Per me rappresentano quello che hai sempre avuto davanti agli occhi, ma te ne accorgi solo quando inizi a vedere il mondo con occhi nuovi.