Non solo donne sui roghi dell’Occidente moderno (perché no, il fenomeno della caccia alle streghe per come la conosciamo non è medievale), ma anche persone socializzate come maschi venivano uccise per stregoneria e non solo. Il fenomeno moderno ha le sue radici, infatti, nella crociata contro le eresie in Francia, e nell’uso delle comunità ebraiche, musulmane e lebbrose come capro espiatorio per sventure, carestie, isterie collettive. Bastava essere quindi una persona marginalizzata (e in questo essere socializzata femmina era sicuramente una componente importante, ma non l’unica, e le donne restano le vittime più numerose) o imparentata anche se minorenne, con un’altra persona sospettata di stregoneria per finire sotto processo ed eventualmente essere condannate a morte.

In particolare, in Estonia, Russia e Islanda le vittime furono maggiormente uomini.

La caccia alle streghe resta un fenomeno sì diffuso (specialmente in aree di conflittualità religiosa, come la Germania) ma non coordinato, incidentalmente utile alla classe dirigente per escludere dalla vita sociale i corpi marginalizzati, razzializzati, disabili, malati, e per far sfogare alle folle l’odio e la paura indotti da un sistema che le voleva sempre più irreggimentate, controllabili, e al servizio di Stati moderni in cerca di nuovi strumenti economici con cui arricchirsi.

Per maggiori informazioni:

    Silvia Federici, Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria, Mimesis 2015.
    Oscar Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna, Il Mulino 2005.
    Giuseppe Berti, Storia della stregoneria. Origini, credenze, persecuzioni e rinascita nel mondo contemporaneo, Mondadori 2010.
    Carlo Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra ‘500 e ‘600, Adelphi 2020.    Brian P. Levack, La caccia alle strege in Europa agli inizi dell’età moderna, Laterza 1988.