Valeria Moscati, su Instagram Petite Melusine, è un’artista non binaria, parte della comunità AROACE di Pisa. Appassionata di pittura tradizionale, ha studiato illustrazione e fumetto alla TheSign Academy a Firenze dove insegna Giacomo Guccinelli. Ora fa l’artista freelance, lavorando molto su temi gotici e legati alle serie che più l’hanno appassionata, come le fanzine a cui sta lavorando su Intervista col Vampiro.
Le abbiamo chiesto di dedicare il poster di ottobre al tema della pena di morte, in occasione della giornata europea e mondiale per la sua abolizione: una ricorrenza significativa in un mondo in cui le sentenze alla pena capitale continuano ad esistere ed essere eseguite.
Ti abbiamo affidato un tema impegnativo, come lo hai affrontato nel pensare il poster?
In realtà sono stata contenta di questo tema perché è nelle mie corde, e poi sono di Pisa e voglio rivendicare che il Granducato di Toscana nel 1786 è stato il primo stato nel mondo ad abolire la pena di morte! Venendo dalla pittura solitamente ragiono prima sulle parole o frasi che voglio rappresentare simbolicamente, e poi elaboro un’immagine che le esprima al meglio. In questo caso ho voluto tenere l’immagine della Giustizia come di una donna bendata, con gli attributi tradizionali della bilancia e della spada, come nei tarocchi. Però la dea non è bendata e porta un velo a lutto, per esplicitare proprio come sia stata snaturata, con un occhio scoperto per guardare e fare distinzioni. Anche la bilancia pende da un lato, e tra i politici che si stringono la mano e i condannati che cadono dal piatto c’è un chiaro vincitore. La pena di morte non ha a che fare con la giustizia come azione correttiva, ma è strettamente legata alla disposizione degli stati verso i cittadini e la gestione dell’ordine pubblico. Ad esempio la pena di morte è ancora largamente applicta negli Stati Uniti, dove la violenza nel sistema di giustizia è sistemica, e le forze armate sono una priorità della nazione.

Hai detto che questo tema ti è piaciuto molto, nonostante sembri un po’ impegnativo, che temi tratti di solito?
Lavorando come freelance mi sono accorta che mi piace fare ritratti, indagando le emozioni, trovo quelle nascoste e cupe le più interessanti quelle. Anche solo essere una persona queer significa essere categorizzatə come mostro, quindi forse anche per questo sono temi che preferisco. Mi piace rappresentare anche soggetti più cozy e wholesome ma forse non è il momento giusto per me.
Come sei passata dalla pittura al fumetto e come l’hai integrata?
La cosa più difficile è stata passare dal realismo rappresentativo alla stilizzazione. L’ho fatto ispirandomi ad altrə illustratorə, e trovando qualcosa che fosse la mia cifra. Nel fumetto lo stile può essere imposto dalle necessità, perciò scelgo di definirmi con i temi. Passare al digitale mi ha aiutato a non essere schiava del perfezionismo. Inoltre c’è anche un lato politico: l’illustrazione è un prodotto artigianale per tuttə, mentre la pittura crea investimenti per la classe alto/borghese più che opere di cui fruire. Della pittura ho conservato il metodo: non faccio le lineart, ma parto dal colore e dalle forme.
Come hai detto, l’illustrazione è più artigianale, e crea opere pensate come prodotti comuni, questo può spiegare forse perché l’Intelligenza Artificiale si sia inserita in questo settore così facilmente? Come strumento, anche qui, ci sono molti dubbi sulla sua giustizia, climatica e non solo.
Io sono decisamente contraria, prima di tutto per il tema ambientale: l’impatto è troppo alto per giustificarne l’uso anche in modo etico solo con le proprie opere – anche perché non aggiunge molto a quello che già si può fare con dei moodboard e photoshop. Il motivo per cui si è così diffusa è in parte la sua comodità, ma credo anche abbia reso evidente che non c’è molta alfabetizzazione artistica: un’opera creata in digitale da un artistə non è considerata davvero una creazione e non viene notata la differenza con un’opera AI.
In realtà io trovo molto affascinanti alcune forme di creazione digitale: i film d’animazione sono per me molto più interessanti dei film tradizionali, perché sono disegnati un frame alla volta e ogni scelta è intenzionale.
Festeggerai Halloween? E da cosa ti vestirai?
Amo Halloween e ogni volta non riesco a festeggiare, quest’anno perché sarò al Lucca Comics a lavorare, però ho un costume pronto: il completo di Lestat nella serie Intervista col vampiro.

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