Davide Lorenzini, unə də pocə locali che si aggirano ancora tra le mura bolognesi dal 2001, si è laurato quest’estate all’Accademia di Belle Arti in Fumetto e Illustrazione, dopo un Erasmus a San Diego dove ha seguito tra le altre cose proprio un corso sui poster. Ha autoprodotto un fumetto, Mantide, che parla del separarsi da relazioni tossiche, trasformazione e body horror. È stato così entusiasta della nostra proposta di Halloween di quest’anno che si è reso conto solo dopo la consegna di averci impiegato ben 37 ore, a oggi il suo progetto più lungo.

Ti abbiamo chiesto di rappresentare della queerness mostruosa non tradizionale e ci hai proposto questə queer ones. Cosa significano per te?

Quello lovecraftiano è un pantheon che ho studiato molto durante il lockdown e mi piaceva l’idea di associare la rappresentazione delle minoranze a Lovecraft, che era notoriamente xenofobo e razzista, come una pratica di riappropriazione tipicamente queer ma che in realtà sta avvenendo sullo stesso autore anche da parte di persone razzializzate. I suoi protagonisti sono uomini bianchi cis-etero che si trovano di fronte a orrori indicibili che non riescono a comprendere, come spesso le persone che vivono nella loro bolla di normatività non riescono a contemplare i corpi queer. E poi questi sono mostri diversi da classicə vampiri e streghe, come ci sono espressioni queer che non vengono comprese ancora neanche da persone della comunità poco consapevoli e che rientrano in categorie già più normalizzate. E poi ho pensato, dalla mia esperienza personale, dove esprimo la mia queerness? In spazi safer con altre persone LGBTQIA+, dove possiamo anche solo chiacchierare e prendere un tè lasciando appesa sull’uscio quelle skinsuit che rappresentato il passing che spesso dobbiamo indossare nella nostra quotidianità.

L’altro tema è quello della trasformazione.

Sì, il mostruoso è anche strettamente collegato ai corpi non conformi e che mutano: la capra cornuta a sinistra è incinta, Azathoth, quella lunghissima, è più vecchia di tuttə e rappresenta come l’anzianità trasforma i nostri corpi, Dagon, la “sirenetta”, non può camminare sulla terra e ha quindi una difficoltà motoria, Nyarlathotep, lo “scheletrino”, invece ha qui le cicatrici della mastectomia ma è una persona non binaria: ci tenevo a inserirlo perché la transness spesso è invisibilizzata se non rientra in un percorso di affermazione binario.

Qual è allora il valore dell’orrorifico nel tuo percorso personale e artistico?

Ho sempre amato l’horror, sono cresciuto a pane e Piccolo Brividi e poi Stephen King e Junji Itō. Arrivo più di recente al fumetto con le vecchie collane della Bonelli: la cosa divertente è che mia madre non voleva che leggessi Dylan Dog non per le scene paurose ma per quelle di sesso con le «donnine» di cui non mi fregava chiaramente nulla. In realtà prima del fumettista volevo lavorare nel reparto make up del cinema horror, e avevo iniziato a creare maschere e protesi mostruose. Per molte persone LGBTQIA+ il mostruoso è un modo per esprimersi e per sovvertire le norme. Per me è anche un modo di evasione dalla realtà, e mi piace restituire nelle mie illustrazioni quel turbamento dell’orrore che però riesce ad essere anche estetico e affascinante.

Chiudiamo con una domanda poco demure: come sarà il gay Halloween di quest’anno?

Sicuramente ci sarà un revival di Tim Burton dopo il remake di Beatle Juice e dei riferimenti alla brat summer appena conclusa, oltre ai soliti gay con l’harness e una maschera basica. Il mio picco è stato l’anno scorso come Flora delle Winx, quest’anno ho festeggiato in anticipo con un costume di gruppo di Cluedo, perché sarò al Lucca Comics & Games a fare qualche rito satanico di iniziazione. Ma voglio dire una cosa anche alle persone etero che a Halloween possono sperimentare del gender bending in un contesto socialmente accettato: go girl, che sia un modo per iniziare a rompere le norme tutto l’anno.