Giulio Gasperini, presidente Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda e portavoce del Comitato Aosta Pride

Primo Aosta Pride 2022, grafica e illustrazione di Matteo Leonardi

Il Pride in provincia è sempre una scommessa. Perché la provincia – soprattutto quella
periferica, come la Valle d’Aosta – è spesso una terra di diffidenza, di allergia per le novità, di scarsa reattività e difficile coinvolgimento. Nella provincia è arduo, all’inizio, guadagnarsi la fiducia, in ogni ambito: per costruire un pride che fosse comunitario abbiamo dovuto lavorare molto su questo aspetto anche con la nostra attività associativa, giorno dopo giorno.
Organizzare un Pride in questo contesto è stata una sfida, che abbiamo voluto raccogliere perché ritenevamo che fosse arrivato il momento di rendere visibili la presenza e l’esistenza delle persone queer nel nostro territorio. Troppo spesso, infatti, nei luoghi dove c’è una scarsa o inesistente presenza pubblica, si ritiene che nulla esista, fornendo in questo modo un alibi difficile da smontare; e questo non accade solo per la comunità queer, ma per ogni altro gruppo sociale.

Giulio Gasperini, con lə madrinə del Pride – Monica Montefusco

Scendere in piazza, occupare con i corpi degli spazi pubblici consapevolmente – rivendicandolo – sono atteggiamenti che hanno un profondo senso, una richiesta strutturata e vera: tutto questo in provincia fa ancora più rumore, più scalpore. Creare rete, creare alleanze, rendere consapevoli le persone che i diritti non sono mai per sottrazione ma, anzi, allargano il benessere senza privare nessun’altra persona di nulla… ecco, è importante far comprendere questo, anche se non è facile. Ma, sinceramente, nella nostra provincia, dopo alcuni anni, l’abbiamo compreso con facilità.

Immagine in evidenza: Aosta Pride di fronte all’Arco d’Augusto – Giorgio Prodoti