L’ASESSUALITÀ DI ANDREA

Montaggio biografico attorno all’esperienza di Andrea, magazziniere, trentenne, asessuale. Lo conosco da un paio di anni ma da poco so che, differentemente dalla stragrande maggioranza delle persone che conosco, non ama far sesso; la qual cosa mi ha subito lasciato interdetto e molto perplesso, ma poi anche incuriosito. Dopo il caffè prendo foglio e penna e iniziamo.

Da piccolo ero un ragazzino medio, un maschio medio anzi: facevo a botte, giocavo a calcio, alla Play, andavo a fare i danni e tornavo a casa con dei gran segni (per mia mamma ero la cartina geografica). Ma non mi sentivo come gli altri, già a quell’età percepivo di avere qualcosa di diverso.

La maestra delle medie, visto che in classe ero quello buono e silenzioso, fece la mossa di mettermi in banco con uno dei ragazzini del campo nomadi di San Lazzaro, che erano invece quelli maneschi e molesti, e che divennero il mio gruppo di amici fino ai 17 anni. Stare in mezzo a loro significò essere abbastanza emarginato, ma la cosa mi faceva anche sentire più grande.

A 15 anni mi presi la prima cotta per un ragazzo, Filippo: ero al parco e uno dei suoi cani mi saltò addosso perché era in calore, lui lo staccò e iniziammo a chiacchierare. Al pomeriggio andavo ai giardini perché sapevo che c’era lui; gli piaceva molto la letteratura e si incuriosiva di tutto, si appassionò ai fumetti Marvel che leggevo. Mi piaceva un sacco passare il tempo con lui, eravamo molto legati, poi però suo babbo ci sgamò a pomiciare in sala a casa sua e ci proibì di vederci. Dopo un po’ mi iscrissi alle Laura Bassi, ebbi qualche storiella con delle ragazze e iniziai a pensare di essere bisessuale. Ma in realtà mi chiedevo cosa fossi in generale: il punto era che non ero infoiato come il resto degli adolescenti, non avevo questa gran spinta a scopare quando uscivo con i miei amici, che per fortuna erano timidi e non troppo spigliati con le ragazze, il che mi faceva stare meno a disagio.

Dopo il diploma iniziai a fare il magazziniere. In quel periodo rividi Alessia, un’amica di Filippo che avevo perso di vista e che intanto era diventata amica di mia cugina. Mi attirava un sacco perché era una ragazza forte, stravagante, senza mezze misure. Con lei ebbi le mie prime esperienze sessuali complete. Il punto è che per lei il sesso era fondamentale, e per me non lo era affatto; diceva di volermi come trombamico e io volevo una relazione, e così andammo avanti di tira e molla per anni, e rimasi dentro a questa situazione lesbodrammatica di continui litigi in cui utilizzavo il sesso come merce di scambio per avere dell’altro.

Iniziai a far visite di ogni tipo per capire cosa avessi di strano, i medici mi rivoltarono come un calzino senza trovare nessun problema fisiologico. Riuscivo ad avere erezioni, ad avere rapporti, ma non mi interessava, e non capivo cosa non andasse, ero stressato ed inquieto e iniziai a pensare che forse era perché ero gay e non mi ero accettato, che le ragazze non mi piacevano abbastanza e che con i ragazzi sarebbe andata meglio.

Conobbi Francesco, praticamente il mio opposto: io inquadrato e un po’ complessato, lui figlio dei fiori e orgogliosamente sfranta; scoprii che avevamo molti punti in comune e che con lui stavo molto bene, così iniziammo a uscire, conobbi sua madre e i suoi amici e iniziai a sentirmi a mio agio. Ma il sesso era sempre l’elefante nella stanza: continuavo a non provare un grande interesse per il lato fisico, lo facevo perché bisognava farlo, ma non perché mi piacesse.
Ci lasciammo e iniziai a cercare esperienze sessuali nelle chat gay, per provare, per capire cosa mi mancasse, se ci fosse qualcosa che mi smuovesse. E all’inizio questa ricerca mi faceva sentire vivo, alcune esperienze sono anche state divertenti, niente di traumatico, ma niente di eccitante.

Un paio di anni fa partecipai a un convegno a Verona organizzato da varie associazioni LGBT+ in cui parlò Lea, una ragazza del forum Aven Italia, che per la prima volta parlò di asessualità come una parte dell’identità sessuale, come qualcosa di non patologico, non legato a disfunzioni fisiche o psichiche; ho incominciato a informarmi, a sentire testimonianze, interviste su Youtube, e a mettere insieme i tasselli. Poco a poco ho acquisito consapevolezza di me e ho trovato il coraggio di parlarne agli altri.

Le persone più intime hanno reagito abbastanza bene, ma le reazioni più comuni sono di scetticismo o di incredulità: alcuni dicono che non ho ancora trovato la persona giusta, altri che questa cosa non esiste o che è contro natura, che ho avuto qualche trauma da bambino; qualcuno mi dice che se mi fa una pompa lui mi farà rinascere. Non è facile dire agli altri che non sei interessato al sesso, perché temi di non essere capito o vieni visto come un caso umano, ma a un certo punto la necessità di essere se stessi e di essere riconosciuti come tali pesa più di tutte le paure, e allora fai coming out.

pubblicato sul numero 3 della Falla – marzo 2015