«Sfondiamo i muri» al Bologna Pride

di Francesco Colombrita

Ormai ci siamo, sabato 22 giugno avrà luogo il Bologna Pride del 2019 con una chiamata rivolta a tutte molto chiara: «Sfondiamo i muri». La grafica, realizzata a seguito di un bando aperto dal Comitato Pride e vinto da Thomas e James Belvedere, ci mostra, appunto, un muro appena abbattuto da una figura che è quella di Sylvia Rivera, che cinquant’anni fa, con Marsha P. Johnson, Stormé DeLarverie e molte altre, nella notte del 28 giugno 1969 ha dato inizio alla rivolta di Stonewall, pietra miliare dell’avvio del movimento LGBT+. «Si è pensato non solo di ricordare quell’evento» spiega Carla Catena, presidente di lesbiche Bologna e portavoce del comitato Pride, «ma di ripercorrere alcune tappe chiave simboliche della lotta che portiamo avanti da decenni. Come dimenticare dunque la protesta a San Remo nel ‘72 guidata, tra gli altri, da Angelo Pezzana e Mario Mieli, o la storia di di Mariasilvia Spolato, che l’8 marzo del ‘72, durante una manifestazione, fece il primo coming out pubblico tramite un cartello che recitava “Liberazione omosessuale”, e lo pagò con il licenziamento. E come non pensare – continua Carla Catena – a Romina Cecconi, confinata solo per aver deciso, nel ‘62, di adeguare il suo corpo alla propria identità di genere».

A questo si collega anche Giuseppe Seminario, vicepresidente del Cassero LGBTI center, nel rivendicare che questo è un Pride «costruito dal basso, con lo scopo di attraversare lo spazio pubblico, in cui già agiamo ogni giorno, con i nostri corpi e soprattutto le nostre voci, in particolare quelle che vengono meno ascoltate. A Bologna si è verificato il Daspo urbano allo scopo di allontanare una povertà che spaventa, mentre noi dobbiamo rivendicare il nostro essere sporche, brutte e indecorose occupando gli spazi pubblici». Non a caso il documento politico del Pride si apre con una chiamata all’intersezionalità, con un focus sulla marginalità e la povertà.

«Viviamo in tempi difficili con uno stato che non ci tutela – afferma Christian Leonardo Cristalli, presidente del Gruppo Trans -, per noi la necessità di lottare per ottenere politiche di genere è forte. I nostri corpi sono ancora vincolati alla legge 164 del 1982, che, per esempio, ci ha portati a essere sterilizzati in massa per poi finire vittima, oggi, nel 2019, della mancanza di farmaci per la terapia ormonale sostitutiva. Mancanza – prosegue – dovuta alla decisione di una casa farmaceutica di smettere di produrre medicinali che per noi sono salvavita. Non può continuare a essere la Cassazione a decidere di volta in volta su un tema o l’altro, occorrono visibilità e riconoscimento politico e legale delle nostre identità di genere e dei nostri nomi».

Ovviamente quei muri da abbattere sono anche i confini, non solo fisici, che portano le persone migranti e richiedenti asilo a venire marginalizzate anche all’interno della comunità LGBT+. Un grave problema è quello della strumentalizzazione politica delle persone percepite come appartenenti a una minoranza etnica, perché questo produce disinformazione e manipolazione. Lyas Laamari, vicepresidente del Grande Colibrì, interviene sottolineando con chiarezza perché è fondamentale sottolineare l’istanza migrante: «Il Pride, oltre a essere un momento di festa, è la rivendicazione dei nostri corpi, dei nostri volti, della lotta contro il conformismo impostoci dalla società. Per questo, in un momento in cui l’accoglienza viene rifiutata, il nostro Pride sarà come sempre un’invasione dello spazio pubblico, un momento di libertà e rispetto in cui tutto ciò che è diverso o che è percepito come diverso diventa visibile nel suo orgoglio e nella sua bellezza».

 

Non rimane altro che recarsi tutte al Pride, indecorose, ribelli, orgogliose, intersezionali, molteplici e gioiose a manifestare per tutto ciò che abbiamo fatto e che ancora dobbiamo fare, contro ogni forma di fascismo e neofascismo, di violenza istituzionalizzata e limitazione della nostra esistenza. Tutte insieme, sabato 22 giugno a partire dalle 14.30 al Piazzale Jiacchia, dentro i Giardini Margherita.

Sito del Bologna Pride

Percorso Pride e interventi Palco