Gabriele Conte, palermitano d’origine e nobile di cognome, è l’illustratore che ha realizzato il poster di questo mese. Classe ‘88, laureato in Scenografia e allestimento, trova la sua inclinazione artistica avvicinandosi al mondo dell’illustrazione, della graphic novel e dell’animazione. Da qualche mese, inoltre, collabora con La Falla realizzando le illustrazioni per la rubrica A point of Green su lafalla.cassero.it.

Nel tuo lavoro per il nostro almanacco hai deciso di rappresentare il tema Hiv e sport. Come mai questa scelta?

Perché si tratta sicuramente di un tema di cui non molti amano parlare, sappiamo che in generale l’argomento Hiv è ancora scomodo per diverse persone. In un ambito come quello sportivo, poi, ha sicuramente una eco non indifferente, sulla quale non tutti si interrogano.

I due protagonisti, la ginnasta e i globuli rossi, creano un’identità unica all’interno della scena. Come interagiscono tra loro e cosa non vediamo e invece dovremmo vedere?

La mia illustrazione parte da una vecchia tecnica di associazione di immagini. Lascio abbastanza libertà ai lettori di leggere il messaggio personale e opportuno, sicuramente chi pratica sport sa molto bene che ci vuole disciplina e determinazione. Tenacia e forza combattiva: tutti elementi che possono essere rappresentati dal sangue. Questo fluido misterioso e vitale.

Nel mondo dello sport raramente si parla di temi come l’Hiv e l’omosessualità, considerati difficili e spesso da nascondere. Ti è già capitato di affrontare nelle tue illustrazioni argomenti comunemente ritenuti controversi? Quanto pensi che la tua arte sia coinvolta rispetto ad argomenti di natura sociale e culturale?

Non è la prima volta che affronto temi del genere, la mia arte è coinvolta nel momento in cui il tema in oggetto mi tocca profondamente. Sono una persona molto emotiva ed empatica, temi come questo trattato, anche se non sono direttamente coinvolto, stimolano la mia sensibilità e mi spingono a parlare fin lì, dove molti altri preferiscono tacere.

Ti definisci un surrealista. Tra i suoi maggiori esponenti chi preferisci: Dalì, Magritte, Mirò o Orietta Berti?

In genere, nella vita, lascio andare la barca, a volte senza remare, preferirei comunque non identificarmi secondo un movimento di grandi geni, sono lontano dall’esserlo. Ma sì, effettivamente, parlando di tecnica o di storytelling, nelle mie illustrazioni, come già detto, utilizzo l’associazione di immagini. Una via che ha a che fare con il subconscio e con i sogni. Tra gli artisti citati preferisco sicuramente Magritte. Anche se è difficile scegliere.

Per concludere vorrei farti un’ultima domanda: perché mi hai inviato tue foto in posizioni strane per tutta la durata dell’intervista?

Erano solo degli esempi di associazione di immagini, giuro! E poi frequento un corso di Power Yoga.

pubblicato sul numero 33 della Falla – marzo 2018