di Carmen Cucci

Luca Centofanti in arte LukeSure, romano di Casalpalocco, ventiseienne con poca voglia di crescere ma già un curriculum di tutto rispetto.

Il tuo poster di una città costruita intorno ad una donna. Cosa ne pensi della relazione tra spazio urbano e figura femminile?

L’illustrazione vuole rappresentare la strumentalizzazione della donna. Viviamo in una società che si arricchisce e si sviluppa a discapito di una figura che apparentemente può sembrare fragile, ma è alla base della nostra cultura e fondamentale per la vita stessa. La gru dietro la ragazza rappresenta il progresso, le impalcature che le coprono il seno la censura. Abbiamo macchine che continuano a lavorare, case sempre più alte, ma è solo grazie a Lei che i pezzi rimangono uniti. Quindi penso che lo “spazio urbano” sfrutti e tolga ogni dignità alla donna, spesso relegandola a un’utilità prettamente sessuale.

Rivendicazione, orgoglio, violenza di genere; sono temi fortemente sentiti e presenti ora più che mai nei dibattiti e nelle assemblee femministe. A che punto pensi siano consolidati i diritti delle donne?

Ne varrà sempre la pena, lottare per la libertà e per i propri diritti anche se risulta terrificante pensare che si debba lottare per qualcosa di così basilare. Battaglia dopo battaglia sono convinto che il pensiero possa cambiare. Poi siamo nell’epoca dei social, le menti si stanno attivando (si spera), le idee e le informazioni girano più velocemente, c’è maggiore apertura! Forse è colpa della Disney se sono così positivo.

I tuoi lavori sono mondi paralleli strutturati con una loro logica, un loro tempo, una loro architettura: vien quasi voglia di farci un salto e rimanerci per un po’.

Credo che ogni artista, esponendo una propria opera, racconti un segreto, una storia o una necessità. Il mio intento è quello di creare universi al di fuori del tempo, rifugi immersi nella natura in cui nascondersi, luoghi sacri dove poter staccare la spina e respirare sereni al di fuori dei problemi. Adoro il mondo naturalista di Miyazaki e i vecchi film tetri di Tim Burton. Per i videogiochi, in particolare, mi ispiro ai concept di Tetsuya Nomura, ovviamente adoro anche i classici Disney (soprattutto Glen Keane) e cerco ispirazione guardando corti animati sperimentali. Ho sempre sentito la necessità di disegnare, il tutto è iniziato con mio padre: da piccolo vedevo mia sorella maggiore colorare e pensavo “wow è bravissima!”, quindi andavo da lui e gli chiedevo di farlo al posto mio. Un giorno il poverino si stufò e mi disse “Disegnala tu la Sirenetta!”. Tutti si stupirono quando la disegnai meglio di lui.

Quando Luca Centofanti diventa LukeSure? Spiegaci, siamo curiosi.

LukeSure è un ricordo legato all’infanzia. Da bambino passavo le estati con i miei cugini di New York e ad ogni loro proposta io rispondevo “certo”, così iniziarono a chiamarmi “Luke Sure” ovvero “Luca Certo”. È un soprannome che mi porta indietro, mi fa pensare a momenti belli. Quindi, nonostante non sia né miss Ciccone né Lady Germanotta, un nome d’arte è comunque un qualcosa alla quale non voglio rinunciare.

Fonti certe mi dicono che ce l’hai lunghissimo: è anche grosso?

Non volevi portarmi a cena fuori, prima?

pubblicato sul numero 23 della Falla – marzo 2017