Catanese, una formazione da grafico e collaborazioni da assistente fotografo e addetto alla post-produzione. L’artista di questo mese è Francesco Cipolla, in arte Fraopic. Da alcuni mesi vive a Dublino ed è storyboard artist per Boulder Media (studio di animazione della Hasbro). Non ha mai abbandonato la sua passione per l’illustrazione e questo mese ci regala una sua creazione.

Nel tuo lavoro artistico ti eri già interrogato sulla femminilità?

Ho sempre disegnato soggetti femminili, sono cresciuto leggendo fumetti come Legs Weaver della Sergio Bonelli e per anni mi sono ispirato a quel tipo di carattere femminile. Donne supereroine, che sanno quello che vogliono e che usano sia la forza bruta che il cervello. Quasi invincibili, alla Lara Croft, dove femminilità e genio convivono insieme.

La donna che hai rappresentato si rapporta con mezzi di comunicazione. Pensi che il digitale abbia inciso sull’immaginario della donna-oggetto?

Non solo utilizza il digitale, è lei stessa parte del codice. Potrebbe essere chiunque, dalla vicina di casa madre di cinque figli, alla collega universitaria. Ho voluto rappresentare una sorta di eroina, un po’ divinità, mossa da una volontà propria. Lei ha il controllo sulle proprie scelte ed è consapevole delle proprie azioni, cosa che potrebbe portare a etichettarla come donna-oggetto, definizione spesso affibbiata in modo banale e stupido. In generale, non credo il digitale abbia colpe in sé, è solo uno strumento, un’arma a doppio taglio: tutto sta nell’uso che se ne fa.

Secondo te l’animazione si è aperta in questi ultimi anni a un ritratto differente della donna e a messaggi di autodeterminazione?

L’animazione ha fatto molti passi avanti rispetto a questo tema. Esempi potrebbero essere film come Ribelle (The Brave) o Frozen, in cui abbiamo donne che fanno valere il loro diritto di determinare il proprio destino, viene riconosciuta la capacità di scelta del singolo individuo e si lotta per questo. Forse si tende anche a esagerare la cosa: è benvenuto il modo in cui viene raffigurata questa nuova donna, solo che molte volte viene fatta emergere a discapito dell’uomo, un bamboccione incapace la cui presenza fa solo da lieve contorno. La figura della donna dovrebbe essere valorizzata quanto quella dell’uomo, in egual misura.

Dopo qualche mese in terra celtica, che impressione hai avuto riguardo al rapporto con le questioni LGBT+?

Vedo aria di cambiamento, a cominciare dal primo ministro, gay e indiano. Dublino è una città pronta all’accoglienza e al cambiamento, e i locali LGBT+ sono variegati e piacevoli. Dopo qualche settimana dal mio arrivo, ho preso parte al Gay Pride locale insieme a tanti colleghi: la cosa che mi è piaciuta davvero tanto è stato vedere quante società importanti e istituzioni locali abbiano partecipato con i propri carri personalizzati. Mi ha anche colpito molto vedere famiglie intere partecipare alla manifestazione insieme ai loro bambini, danzando e divertendosi.

Prima di chiudere… hai mai avuto esperienze da cam boy?

No, mai avuto esperienze, anche se un po’ di curiosità nello scoprire questo mondo, devo ammettere, ce l’ho.

pubblicato sul numero 29 della Falla – novembre 2017