Che animale sei?

Io sono un cane lupo.

Si potrebbe partire da questo per parlare di Furry, perché in uno scambio così semplice risiede tutta l’appartenenza a una vera e propria subcultura contemporanea. Chi ne fa parte possiede la risposta a una domanda che da bambini ci si poneva sempre, senza vergogna. Nell’affermazione, non scontata, della propria specie e della propria razza c’è la forma di rivendicazione identitaria di questa nuova comunità, dotata di un immaginario peculiare e in forte espansione. I furry sono amanti dell’arte e dei media che ritraggono animali antropomorfi, immedesimandosene al punto da possedere un proprio fursona, un alter ego con caratteristiche animali, ma personalità e abitudini umane.

Zootropolis, l’ultimo film d’animazione della Disney, rappresenta per molti versi il mondo utopico furry che in molti sognano. Un luogo dove animali antropomorfi, principalmente mammiferi, vivono una quotidianità ordinaria ignorando le differenze di abitudini alimentari o habitat. Creature ibride che vanno a scuola, usano smartphone, giocano ai videogiochi e fanno sport. Fanno sesso e hanno storie d’amore, ovviamente, e proprio intorno a questo orbita il maggiore interesse dei fan.

Il Furry fandom ha radici ben piantate negli anni ottanta, quando fa capolino tra i banchi delle convention di fantascienza americane, ma è diventato davvero popolare solo grazie alla diffusione tramite internet dei suoi contenuti visivi. È tutt’ora in pieno boom tra adolescenti, giovani e anche adulti. Proprio grazie a questo riscontro trasversale, molti media hanno sfruttato l’immaginario furry e il suo modo di essere attuale, creativo e provocante. Dato che inoltre la maggior parte dei furry sono adulti, le loro storie assumono spesso e senza pudore toni dedicati a un pubblico maturo, complice l’immedesimazione e la partecipazione al fandom attraverso il fursona che ciascun furry possiede.

Che sia essa appena accennata o accuratamente descritta, la sessualità è vissuta nei contenuti artistici con grande spensieratezza. L’arte furry, poi, non si limita ai contenuti digitali. Le fursuit sono costumi realizzati in pelliccia sintetica e parti in vari materiali (dalla gommapiuma alla resina) che modellano il corpo del proprio alter ego antropomorfo, consentendo così al furry di indossarlo come una seconda pelle, impersonando così il proprio fursona. Ovviamente c’è chi non ama affrontare tutti i disagi che questo comporta e si limita a indossare solo coda o zampe che suggeriscono il proprio personaggio senza provare a ritrarlo integralmente. Buona parte dei furry possiede uno di questi costumi e a questi si aggiunge la base del fandom che partecipa ai meet, alle convention e alla vita online, i cui punti di riferimento sono gli illustratori e i fumettisti, ovvero coloro che riescono più d’ogni altro a rappresentare i fursona, rendendo reali le loro unicità e le loro storie.

Uniamo a tutto questo la sorprendente inclusività e openness di questa comunità, che non solo raduna moltissime persone gay, lesbiche e trans di tutte le età, ma che tratta con estrema naturalezza temi meno comuni, come i rapporti poli-amorosi, i generi fluidi e l’a-sessualità. Il risultato, ai miei occhi di lupo, è senza precedenti.

pubblicato sul numero 14 della Falla – aprile 2016