BAD DAYS FOR MONOGAMY

di Nicola Riva

Poliamore”. Una parola che denota un variegato insieme di modi di vivere le relazioni affettive e sessuali, accomunati da un solo elemento: il tentativo di coniugare relazioni amorose stabili, tra due o più persone, e libertà sessuale. Il rifiuto, dunque, del modello monogamico nella misura in cui si basa sulla rinuncia alla libertà sessuale ed esclude che possano esservi relazioni amorose stabili che coinvolgano più di due persone.

Mentre buona parte del movimento è impegnata a combattere la giusta battaglia per l’accesso alla roccaforte della famiglia “tradizionale”, c’è chi tra noi continua a sperimentare nuove forme di relazioni affettive e sessuali. In ciò non siamo sole/i: donne e uomini etero – e bisessuali – sperimentano come noi, e con noi, ma la nostra comunità è da sempre terreno fertile per questo tipo di esplorazioni. Sarà che qui, fuori dalla gabbia, si respira una maggior libertà.

Ovviamente non ci si muove in un terreno vergine. La monogamia è sempre stata più omaggiata che osservata. Ma quello che sta maturando oggi è un attacco diretto alla monogamia: non ci si accontenta più di violarla, la si contesta apertamente.

Sperimentare nuove forme di relazioni affettive e sessuali è oggi divenuta un’esigenza. Siamo costantemente esposti a stimoli sessuali. Le opportunità di consumare rapporti sessuali occasionali sono molte più di quelle che erano un tempo, anche per l’affievolirsi dello stigma sociale che una volta colpiva quel tipo di rapporti. Abbiamo tutte/i sperimentato nel corso delle nostre vite periodi di libertà sessuale, durante i quali abbiamo imparato ad apprezzare il gusto del sesso “mordi e fuggi”, la leggerezza di due corpi che si incontrano senza alcun trascorso, la bellezza del fantasticare su di una/o sconosciuta/o, il sesso come gioco e scoperta. Abbiamo tutte/i imparato a separare la sfera del sesso da quella degli affetti e dell’impegno: è così facile.

Non risulta sorprendente date le circostanze che per molte/i di noi la prospettiva di una relazione monogamica non appaia attraente e tenda ad assumere, svanita l’infatuazione dei primi anni/mesi/giorni, i connotati di una prigionia, di una mutilazione auto-inflitta, di cui si fatica a capire il senso. È solo sesso, dopotutto!

Stando così le cose, c’è chi si ritrova catapultata/o nell’odissea di una monogamia seriale, in transito costante da una relazione alla successiva, e chi sceglie di risparmiarsi la fatica di queste continue transizioni, puntando tutto sulla gratificazione sessuale. E c’è chi, invece, decide che della monogamia si può tranquillamente fare a meno: che si può provare a coniugare vita affettiva e libertà sessuale. Alla luce del sole, senza sotterfugi, menzogne, vergogna o sensi di colpa. Diversamente da come si è sempre fatto.

Non sempre è facile. Chi più chi meno, siamo tutti cresciuti con l’idea (folle!) che l’amore, se non è totalizzante, non è “vero” amore. Che se facciamo sesso con qualcuno di diverso dalla persona con cui stiamo, le rechiamo un torto, la priviamo di un’esclusiva, che le è in un certo senso dovuta. Che si possa amare e nel nome di quell’amore limitare la libertà di chi si ama. Cresciute/i con la pretesa di dover/poter bastare alla persona con cui stiamo.

Riconoscere che si tratta di un insieme di idee e pretese assurde non è semplice. E anche una volta acquisita la consapevolezza teorica di tutto ciò, resta la parte emotiva, che spesso fatica a stare al passo con la ragione: tra teoria e prassi c’è una distanza che non è mai agevole colmare. Ma vale la pena provare. O almeno questo crede chi oggi abita la galassia del poliamore. Per quanto mi riguarda non ho alcun dubbio: il futuro darà loro ragione.

pubblicato sul numero 8 della Falla – ottobre 2015