“Naturalmente cara, tu rifletti su quello che ti ho detto e ci risentiamo mercoledì, sempre alla stessa ora”. Quello della terapia telefonica è un metodo barbaro ma efficace per colmare le lunghe distanze; così attacco il ricevitore, a seguito della lunga conversazione con Melania Trump, e mi concentro sull’ultima puntata di questa edizione del Festival di Sanremo.

Cala il sipario sulla kermesse canora, ma cala soprattutto sul triennio di direzione artistica e conduzione di Carlo Conti. La terza tappa di questa via crucis ne ha sicuramente incarnato l’apogeo paternalistico: esito massimo e ultimo di quella fenomenologia della mediocrità che, da Mike Bongiorno, si tramanda come un karma pesante. Gli ultimi, i giusti e gli eroi del volgo sono i protagonisti posticci d’un romanzo mal scritto, di una narrazione che cannibalizza se stessa tra i denti d’una retorica triviale. Ma Sanremo sopravvive a questo. Sanremo sopravvive a tutto.  Sopravvive nei fiori, esiliati dal palco ma riemersi nei vestiti; leopardiana testimonianza di resistenza. Sopravvive in Alba Parietti e in Valeria Marini: sedute vicine come antiche baccanti, sembrano richiamare la menade mancante, Pamela Prati, per donare nuovamente corpo all’estinto spirito del Bagaglino attraverso sconosciute malìe. Sopravvive nella follia precisa di Zucchero in stato di grazia e nell’energia vulcanica di Rita Pavone, a cui è stato assegnato il Premio alla carriera.

L’autentica anima del Festivàl sopravvive, paradossalmente, in Maria De Filippi, come emblema assoluto di potere e autodeterminazione; riesce anche a ottenere un primato: è la prima conduttrice della storia di Sanremo a non scendere la ripida scalinata.

Vince la sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo Francesco Gabbani con Occidentali’s karma. Un testo importante incastonato nel motivo di un tormentone; un artista fresco, carismatico, piacevole da scoprire come l’edizione ventisettana dei Promessi Sposi ritrovata in mezzo a un plico di Harmony. Seconda un’elegante Fiorella Mannoia: come ben saprà chi frequenta assiduamente la Cappella Sistina, in conclave chi entra Papa esce cardinale. Al terzo posto si qualifica Ermal Meta, guadagnandosi la stima di pubblico e critica. Nella lettura e nel conferimento di un elenco infinito di premi, che per lunghezza e tedio ricorda il secondo libro dell’Iliade, scopriamo che il terzetto fa incetta di un bottino ancor più ricco: a Gabbani il premio ‹‹Tim Music›› per il brano più scaricato; alle autrici del brano di Fiorella Mannoia il premio per il miglior testo e a lei il premio della stampa ‹‹Lucio Dalla››; Ermal Meta si aggiudica, infine, l’ambito premio della critica ‹‹Mia Martini››. Manca solo Miss Ragazza in Gambissima ma è ancora in fase di attribuzione, forse un problema con le demoscopiche.

Si cristallizza, infine, il mutamento di paradigma: non solo muta il pubblico sanremese, non solo muta il gusto delle giurie di qualità; questa è l’edizione in cui i concorrenti provenienti dai Talent Show vengono quasi del tutto divorati dagli stessi figli di Sanremo. L’annuncio di una nuova era? La liquidità di Bauman che raggiuge il Festivàl? Forse.

In ogni caso, il dado è tratto; ma non rinuncio alle pagelle conclusive, sarebbe un gesto sgarbato nei confronti di Luca Dondoni.

ELODIE con TUTTA COLPA MIA
Timbro interessante, discrete doti vocali, finalmente a suo agio sul palco e comoda nella canzone. Peccato per il brano debole e banale.
Voto: 6

MICHELE ZARRILLO con MANI NELLE MANI
Una buona prova complessiva per un artista decisamente sottovalutato; quest’ultima sera un po’ sottotono.
Voto: 7

SERGIO SYLVESTRE con CON TE
Talmente inaudibile da risultare quasi irritante; occorre più rispetto per la musica.
Voto: 0

FIORELLA MANNOIA con CHE SIA BENEDETTA
Nel complesso una buona kermesse per lei, anche se non è più riuscita a ricreare l’incantesimo della prima serata; peccato.
Voto: 7,5

FABRIZIO MORO con PORTAMI VIA
Amato dal festival in cui è nato ma poco misurato vocalmente ed eccesivo nell’interpretazione.
Voto: 5,5

ALESSIO BERNABEI con NEL MEZZO DI UN APPLAUSO
L’operatore che gli sbatte in faccia la telecamera durante l’esibizione è l’emblema della sua presenza al Sanremo quest’anno. Tutto sbagliato.
Voto: 2

MARCO MASINI con SPOSTATO DI UN SECONDO
Per lui un Sanremo non particolarmente brillante.
Voto: 6-

PAOLA TURCI con FATTI BELLA PER TE
Una Turci più alla portata di tutti: perde in sofisticatezza ma guadagna in immediatezza.
Voto: 8-

BIANCA ATZEI con ORA ESISTI SOLO TU
La sua voce è un compendio di cattiva tecnica vocale ma il pezzo è facile, piacione, si sentirà ovunque.
Voto: 5,5

FRANCESCO GABBANI con OCCIDENTALI’S KARMA
La migliore proposta sanremese da un po’ di anni a questa parte, sicuramente il più a fuoco quest’anno. A tutto tondo.
Voto: 10

CHIARA con NESSUN POSTO È CASA MIA
Continua a non trovare la sua strada: non è riuscita con brani più impegnati, non è riuscita con le canzonette, non poteva riuscire con questo ibrido. Né carne, né pesce.
Voto: 4

ERMAL META con VIETATO MORIRE
Continuo a pensare che sia un artista sopravvalutato ma comincio a capirlo; credo possa raffinarsi ancora molto.
Voto: 7+

LODOVICA COMELLO con IL CIELO NON MI BASTA
Credo sia completamente da destrutturare e ricostruire da zero.
Voto: 4

SAMUEL con VEDRAI
Lineare, privo di sbavature, un percorso coerente e riconoscibile.
Voto: 6,5

MICHELE BRAVI con IL DIARIO DEGLI ERRORI
Un prova più che discreta che gli è valsa un non trascurabile quarto posto; potrebbe essere la possibilità di un rilancio.
Voto: 6

Dunque, il mio compito giunge al termine. E siccome l’epoca del tun tun cha pa tu pa tum ci ha stordito il cuore, indosso il mio borsalino prediletto e raggiungo Silvia a casa di Luca: si dice che dal balcone si veda anche il mare.