di Vincenzo Branà

Certo, il letame fertilizza. Ma non può essere questo il presupposto fragile che giustifica la retorica (e le conseguenti campagne) che la ministra alla salute Beatrice Lorenzin ha reiterato sul tema della salute riproduttiva. Non servono un’aquila né una spiccata malafede per intravedere nello sfondo il cerchiobottismo di una classe politica che dopo il (mezzo) passo avanti delle unioni civili progetta il (triplo) passo indietro sui temi dell’autodeterminazione, della sessualità, dei corpi.

Il linguaggio greve e le immagini littorie non sono che la punta dell’iceberg di un modello dal quale non tutti quelli che puntano il dito contro le brochure della Lorenzin prendono in realtà facilmente le distanze. All’indomani del famigerato Fertility Day, mi è capitato di intervenire in un’iniziativa pubblica in cui uno dei relatori, nell’unirsi al coro di condanne alla campagna della ministra, in conclusione del suo ragionamento ci teneva a spezzare una lancia: “su una cosa la ministra ha ragione – ha detto – con questo tasso di natalità rischiamo l’estinzione“. Il presagio si basa su un’evidente castroneria: siamo 7,4 miliardi di persone sulla Terra e l’Onu prevede che nel 2030 la Terra oltrepasserà la soglia degli 8,5 miliardi di abitanti. Chi predica il rischio di estinzione sta quindi dicendo una fesseria, evidentemente.

Ma non solo: sta anche reiterando più o meno consapevolmente un pensiero nazionalista (di forte impianto razzista) che si preoccupa in realtà della bassa natalità italiana, ignorando la compensazione demografica che giunge dal fenomeno dell’immigrazione, come se quelle persone non fossero abitanti di questa stessa terra. La naturalezza con cui la castroneria del rischio estinzione conquista oziosi consensi e nessuna risata incredula è uno dei sintomi che ci dovrebbe preoccupare, perché in quel consenso si coalizzano i retropensieri e le convinzioni che tengono vivo il pericolo di nuovi e vecchi fascismi. A chi, quel pomeriggio, annuiva davanti all’allarme estinzione, la campagna della Lorenzin non era piaciuta affatto. Attenzione però a dare per scontato che tutti i contrari l’avrebbero sostituita con messaggi migliori. E questo, appena ci saremo liberati della Lorenzin, sarà il vero problema che ci resta.

pubblicato sul numero 18 della Falla – ottobre 2016