Incontro con Bertrand Delanoe

Dieci anni fa circa mi capitò un incontro con un importante uomo politico. Un incontro durato qualche giorno. Risposi alla chiamata di un amico, affermato shoe designer, che in preda al panico mi propose di scorrazzare in giro il sindaco di Parigi. Non sapeva dove portarlo a farlo divertire e chiamò me: nel giro di qualche ora lo avrebbe portato al Cassero, dove imperversava uno dei nostri mercoledì queer. Non fu semplice organizzare un’accoglienza decente, ma si fecero vedere tutte le nostre personalità di movimento. E dopo i convenevoli lo smollarono a me che lo accompagnai in disco al piano di sotto. Arrivai in sala con Bertrand Delanoe, un distinto sessantenne col sorriso benevolo e la curiosità, mista a soddisfazione, di trovarsi in un gay club. La prima cosa che gli chiesi fu cosa preferiva tra droghe, alcol e sesso. Mi guardò imbarazzato e mi disse che voleva al massimo conoscere qualche ragazzo. Lo depositai in un angolo e mi lanciai in pista in una caccia selvaggia al “ragazzo per il sindaco”.

“Parli francese?”, “Ehm, l’ho studiato un po’ alle medie”, “Vieni con me!”. E con questa tecnica gliene lanciai appresso una dozzina. Ma in questo capannello di giovinotti che sapevano di avere di fronte un personaggio importante, nessuno si sbilanciava. Fu così che mi giocai Luchino, il più spregiudicato e affascinante tra i giovani che conoscevo in sala. E infatti arrivò davanti al sindaco e, senza nemmeno presentarsi, gli infilò la lingua in bocca. Missione compiuta. Il sindaco era divertito. Mi diede appuntamento il giorno seguente al Baglioni. Alla reception mi dissero che il sindaco era andato in visita a Ferrara e che potevo lasciargli un messaggio. Mi diedero una pergamena con penna stilografica. Al Baglioni si fanno il viaggio fino in fondo. Lasciai scritto: “Spero ti sia divertito ieri sera. Chiamami. ” e il mio numero. Se l’avessi firmato Hot Samantha, sarebbe stato perfetto. Il giorno seguente mi chiamò invitandomi a prendere un tè. Voleva visitare un po’ la città. Era la settimana di fine anno e siccome seguivo gli allestimenti tecnici di un festival che si sarebbe svolto di lì a poco, avevo le chiavi di Palazzo Re Enzo. Vi lascio immaginare il suo stupore quando lo portai in visita al palazzo senza codazzo di giornalisti o altri uomini politici. Si sentì subito in debito con me e mi promise un ricambio altrettanto strabiliante nella sua Parigi alla mia prima visita.

Arrivò la mezzanotte di Capodanno e monsieur Delanoe fu il primo a chiamarmi per farmi gli auguri. Ebbi così il suo numero personale. Mi promisi più volte di usarlo, ma non lo feci. Tranne una volta. Subito dopo il rigore con cui l’Italia diventò campione del mondo contro la Francia, gli inviai un sms: “Champions!”. E lui mi rispose: “Oui, bravo!”.

pubblicato sul numero 3 della Falla – marzo 2015

immagine realizzata da Vincenzo Palombino del collettivo artistico Gli Infanti