Il racconto che vi propongo contiene elementi utili a chi volesse approfondire lo stravagante rapporto degli omosessuali con la logistica.

Alla fine del 2001 le condizioni economiche del Cassero nella storica sede di Porta Saragozza non erano brillanti. E il 10 dicembre di quell’anno ci furono consegnate le chiavi della nuova sede, la Salara. Accadde tutto molto in fretta, le trattative erano iniziate solo a fine settembre. Decidemmo di riservarci un periodo di qualche mese per collaudarla. Ma tra i veri motivi di questa precauzione c’era che non avevamo nemmeno i soldi per il trasloco. In un impeto d’intraprendenza chiesi in Direttivo, di cui facevo parte insieme a Sam, Daniele e Tommaso, di darmi le chiavi per mettere a frutto questo collaudo. Mi guardarono con sospetto e alla fine acconsentirono con l’aria di chi, in realtà, intendeva comunicare “non vogliamo saperne nulla”.

Era un inverno buio e tempestoso. Coinvolsi Francesco, storico attivista Cassero, nella costruzione della più economica struttura per reggere luci e casse: accrocchi di tubi di alluminio iniziarono ad abbracciare le colonne del groundfloor. L’edificio, completamente deserto, che era stato usato dopo il suo recupero solo come spazio espositivo, si stava preparando a diventare il club più interessante in Europa del neonato decennio.

Stampai un flyer quadrato, color oro, con su solo logo, data e indirizzo sbagliato (viale Pietramellara, 18). Quella notte di Capodanno sarebbe stata il nostro collaudo prima del vero trasferimento e dell’inaugurazione.

Noleggiai banconi del bar, console, impianto audio, palco. Comprai alcuni stand all’Ikea per improvvisare un guardaroba che crollò miseramente in piena serata per la gioia di tutti. Il pezzo forte fu un tubo leggero di alluminio di 6,5 metri che mi fu consegnato in zona industriale e che nessun mezzo riusciva a caricare per l’eccessiva lunghezza. Feci arrivare un bilico enorme che raccolse me e il tubo sotto la neve.

Per farla breve, fu un party affollatissimo, con ingresso direttamente in sala. Il caotico quadretto era completato dal nostro cassiere inglese Sweetie Darling che ragionava in sterline nella notte in cui passammo dalla lira all’euro. Pagati tutti i costi, persone e cose, tornammo in Porta Saragozza col gruzzolo che ci permise un sereno trasloco.

pubblicato sul numero 37 della Falla – luglio/agosto/settembre 2018

immagine realizzata da Vincenzo Palombino del collettivo artistico Gli Infanti